martedì 22 aprile 2014

SAN CASSIANO HA RICORDATO IERI DON NELLO CASTELLARI


LA CHIESA Un  atto dell’anno 1052 registra la prima  citazione di questa località: “San Cassiano Vallis Alamonis”. Un documento dell’anno 1073 testimonia che la chiesa parrocchiale esisteva nella riva destra del fiume Lamone, in località “Ca di Martino” fra i poderi di “Caminata” e “Sganghera”.  Non molto dopo questa lascia il posto, alla parrocchia di S. Cassiano in “Petrosa o Pidriolo”. Monsignor Ascanio Marchesini nella  visita apostolica del 1573 scrive che: la chiesa non aveva ancora il titolo di arcipretale, ne era rettore un certo Cassiano da Cavina, parroco da circa quaranta anni. Marchesini sottolinea ancora che essa aveva un unico altare con “belle icone”. Sappiamo inoltre dalla sua relazione che a San Cassiano esisteva anche un “Hospitale San Cassiani” o “Hospitale Santa Maria”, ma l’indicazione del luogo dove sorgesse è ignota. Dal censimento del Cardinale Anglico del 1371 risulta che la “Villa San Cassiani” contava trentasei famiglie (circa duecentottantasei abitanti). Ma già nell’anno 1432 il loro numero  era sensibilmente aumentato. Nel 1471 il castellano aveva lo stendardo bianco e azzurro con un bue d’oro rampante. Di rilevante importanza storica resta il ricordo di grande lotta avvenuta fra lanzichenecchi e valligiani. Infatti nel 1527, al passo delle Pendici, i lanzichenecchi, questi terribili soldati di origine spagnola, rotti e corrotti ad ogni sorta di compromesso, che scorazzano seminando ovunque dolori e morte, furono respinti e per recarsi a Roma, dove erano diretti, dovettero prendere la strada della valle del Ronco. Per secoli gli abitanti  di questa località, per evidenziare il loro coraggio, in caso di discordia, hanno ripetuto un detto “bada che non ci hanno fatto paura i lanzichenecchi …”, come per sottolineare la loro audacia e la loro forza, “quindi di tei non abbiamo paura, anzi …” . Il castello di San Cassiano non cadde col tempo in rovina totale, per anni rimase, coi suoi muri, un simbolo di forza e di grandezza. La famiglia Lega, legata da secoli a questo luogo, ancora nell’anno 1824 possedeva una parte dell’antico fortilizio.  Ora di questo non rimangono che gli avanzi  di un torrione,  per di più  (1940-1945) questi ruderi hanno subito danni irrimediabili per l’avanzare del secondo conflitto mondiale. Quindi, dell’antica gloria rimane poco o nulla.  Prof. Piero Malpezzi

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