giovedì 9 maggio 2013

CERVIA PRESENTAZIONE DEL LIBRO DI ENZIO STRADA SU GIOVANNI PIANORI, DETTO IL BRISIGHELLINO



OSARE E MORIRE PER L’ITALIA E PER MAZZINI. UN LIBRO CHE RISTABILISCE DOPO 150 ANNI LA VERITA’
Lunedì 13 maggio 2013, alle ore 20.45, presso la Sala Consiliare del Comune di Cervia, Enzio Strada presenterà il volume "Giovanni Pianori, detto il Brisighellino: 'Osare e morire per l'Italia e per Mazzini'". Insieme all'autore il Sindaco di Cervia Roberto Zoffoli e Mario Di Napoli,  Presidente Nazionale dell'Associazione Mazziniana Italiana. Moderatore dell'incontro il giornalista Andrea Dolcini per l'Associazione Alteo Dolcini. Documenti inediti, una storia avvincente: la vicenda umana e politica di Giovanni Pianori, il patriota romagnolo che il 28 aprile 1855 a Parigi attentò alla vita dell'imperatore francese Napoleone III. Il suo gesto, lodato da Mazzini, determinò conseguenze internazionali. Una storia conosciuta in tutto il mondo ma ancora poco in Italia. Da Faenza a Cervia fino a Londra e Parigi, il sogno di Pianori perché l'Italia diventasse una Nazione Libera, Unita, Indipendente e Repubblicana. Per il suo gesto furono perseguitati anche i suoi sette fratelli. L'autore ha svolto una imponente opera di ricerca e analisi dei documenti conservati negli archivi di Londra, Parigi, Roma, Torino, Firenze, Ravenna, Faenza e soprattutto nell'Archivio Segreto Vaticano. Il risultato è un testo che ristabilisce, dopo oltre centocinquant'anni, la verità su Giovanni Pianori e il suo attentato contro l'imperatore francese Napoleone III. Un'opera che già dalle prime pagine introduce il lettore nelle vicissitudini del Brisighellino con uno stile sospeso fra l'inchiesta giornalistica e il giallo storico. Oltre quarant'anni di ricerche hanno consentito a Enzio Strada  di ricostruire la vicenda umana e politica di Pianori e della feroce persecuzione che colpì i suoi familiari, colpevoli soltanto di portarne lo stesso cognome. L'evento è a cura della sezione "Ornella Piraccini" di Cervia dell'Associazione Mazziniana Italiana, con il patrocinio del Comune di Cervia


LA STORIA
Il loro cognome : Pianori.  I loro nomi: Giovanni, Senesio, Alessio, Olinto, Pompeo, Giuseppe, Attilio , Ireneo.
Il primo, Giovanni detto Brisighellino, combattè a Vicenza durante la Prima Guerra di Indipendenza e difese la Repubblica Romana di Mazzini e di Garibaldi affossata da Luigi Napoleone Bonaparte. Costretto all'esilio in Francia ed in Inghilterra, egli accettò di farsi strumento di un piano insurrezionale ideato da Giuseppe Mazzini e da cui sarebbe scaturita l'Indipendenza dell'Italia, della Ungheria, della Polonia.
Il 28 aprile 1855, a Parigi sui Campi Elisi, Pianori sparò due colpi di pistola contro l'Imperatore Francese. Dopo un processo farsa (senza interprete e praticamente  senza difesa) fu condannato a morte mediante ghigliottina che il Brisighellino affrontò con incredibile coraggio al  grido di  Viva la Repubblica, Viva l'Italia.  
Mazzini rese omaggio alla memoria di questo patriota con parole che egli non aveva mai usato per nessuno: Pianori era stato  capace di "osare e morire" ed aveva  reso un "servigio alla Patria".
Il secondo, Senesio, condannato dagli Austriaci a 12 anni di galera, riuscì ad evadere  dalle terribili prigioni pontificie di Cervia. Per un tragico errore del Cardinale Antonelli (Segretario di Stato di Pio IX), sia il Governo di Napoleone III sia il Presidente del Tribunale di Parigi ritennero fosse lui l'autore dell'attentato. Dopo averlo arrestato, i Francesi lo spedirono alla Caienna senza alcun processo;  e perché nessuno potesse più rintracciarlo, gli assegnarono un nome di fantasia. Fuggito  dall'Isola del Diavolo, egli finì nelle sabbie mobili dove trovò orribile morte. La sua vicenda fece il giro del mondo.
Un terzo fratello , Alessio,  fu - in maniera fraudolenta - consegnato ai Francesi che spedirono pure lui alla Caienna (dopo 15 anni egli si trovava ancora in quell'Inferno).
Un quarto fratello, Olinto, cuoco a Firenze del Granduca di Toscana,  fu licenziato in tronco appena si scoprì che era un Pianori.
Un quinto fratello, Pompeo, - il migliore orefice che ci fosse in Firenze a quel tempo -, entrò nel mirino delle Autorità Pontificie che ottennero il suo allontanamento, il suo esilio, da un giorno all'altro perché  ritenuto troppo pericoloso: da bravo orefice quale egli era, fu declassato a armaiolo sospetto e sovversivo.
Anche gli altri fratelli Ireneo, Attilio, Giuseppe ebbero  a soffrire persecuzioni perché fratelli degli altri  loro...fratelli.
Come mai i nomi di questi patrioti (soprattutto di Giovanni e di Senesio) figurano sui libri di storia di Francia e di Inghilterra mentre in Italia  se ne è perduta memoria nonostante l'omaggio di Mazzini, di Garibaldi e di tanti altri? Alla domanda cercherà di dare risposta - la sera del 13 maggio- Enzio Strada.

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