venerdì 4 maggio 2012

SCOMPARSO MANNES COVA, FRATELLO DELLA MEDAGLIA D’ORO



Il dott. Mannes Cova è scomparso a Bologna, dopo avere festeggiato  i 100 anni lo scorso 27 febbraio, dirigente di origine faentina. Cova era nato infatti a Poggio di Brisighella il 27 febbraio 1912, e tre fratelli  Giacinto, medaglia d’oro, Nives e Alberto, trasferendosi poi a Faenza dove ha frequentato le scuole elementari e medie, nonché il liceo Torricelli, laurendosi poi in economia dell'Università di Bologna, è stato consigliere comunale del Comune di Faenza del 1946 per la Dc,  maestro del Lavoro, socio onorario e benemerito della  Fondazione la Memoria Storica di Brisighella "I Naldi - Gli Spada ", presdiente il cardinale Achille Silvestrini. Al fratello della Medaglia d’Oro brisighellese Giacinto Cova, le condoglianze di Brisighella Ieri e Oggi, alla vedova Lidia Gualdrini e ai figli Pier Luigi, don Gian Domenico e Gabriele. In allegato il ricordo del fratello GIACINTO COVA di Mannes, Nives e Alberto Cova in occasione della pubblicazione del libro dedicato alla Medaglia d’oro a cura della Fondazione la Memoria Storica di Brisighella "I Naldi - Gli Spada ",  profondamente riconoscenti e commossi per questo ricordo.  Bologna, 15 maggio 2008





GIACINTO COVA
di Mannes, Nives e Alberto Cova
Il mio Cinto, il nostro Cinto. Era forse un sabato pomeriggio di un bel fine maggio ed io stavo leggendo il giornale all'ombra di un grande albero nel cortile di casa quando sentii un suono al cancello. Aprii: era la sorella Giulia; Salutandola mentre si dirigeva in casa mi parve turbata in volto. Dopo un po' la raggiunsi: stava, in lacrime, riferendo a babbo e mamma la spaventosa notizia della morte di Cinto in combattimento in terra d'Africa. Le aveva telefonato da Tripoli il marito Mimo, colà capitano in servizio presso lo Stato Maggiore e, pur mancando di notizie ufficiali - che giunsero dopo pochi giorni - non c'erano dubbi, purtroppo! Cinto era morto combattendo coraggiosamente. In casa, coi genitori c'ero io con la Nives, allora diciannovenne, colpita alla grave notizia da un collasso incoraggiata poi da un 'amica, subito avvertita e giunta in fretta. La mamma confortava il babbo, sofferente di cuore, io affranto la coadiuvavo. Ci rianimò la Giulia, pronta a partire per Verona, volendo giungervi prima che volassero notizie a sconvolgere la giovane vedova, che poi si trasferì da noi a Faenza per trovare conforto e aiuto. I nostri pensieri erano tutti concentrati su Cinto che aveva immolato la sua giovinezza nel deserto africano, ma ora più che mai vivo nel nostro cuore. Lo rivedevamo alla guida dei suoi amati Bersaglieri che aveva condotto a varie vittorie sportive in competizione con squadre motociclistiche militari belghe e tedesche, e ricordavamo i grandi elogi della stampa che ne riferiva le notizie. Venne poi la guerra, la terribile guerra, e lui fu inviato in prima linea in Libia dopo la traversata del Mediterraneo, insidiato dalla marina e dall'aviazione avversaria. Qualche giorno prima della partenza, all'Epifania, Cinto era diventato padre per la seconda volta e, con un permesso di 24 ore, aveva potuto volare a Verona e dare il primo (e anche l'ultimo) bacio al suo piccolo Alberto. Non eravamo preparati a tanto lutto; erano alle armi anche Pierino (classe 1908) e Vittorio (classe 1919). Tre in pericolo, ma la guerra non era ancora, nel nostro pensiero, portatrice di morte. E invece un fatale destino ci visitò ben presto: il 6 giugno del 1941 furono celebrate Sante Messe nella parrocchia di S.Margherita per il nostro caro fratello scomparso. Non avevamo rivolto inviti particolari; bastò il pubblico manifesto per richiamare a frotte tutti gli amici di S. Ippolito. Erano presenti anche il Podestà e il Segretario del Fascio di Faenza che si condolsero con noi. Sapemmo poi che l'esponente fascista si era fatto autorizzare dalla Federazione di Ravenna per superare la colpa di onorare un eroe senza tessera, di cui era privo anche il padre. Grandi meschinità di quei tempi! La mamma era con noi in chiesa e mi viene da ricordarne la grande compostezza nel giorno dell'annuncio; ma quando più tardi la cercai la trovai nel mio studiolo: era sola ed in mano teneva la fotografia del figlio e il suo viso era cosparso di lacrime. Con il babbo e gli altri si faceva forte, ma il suo dolore era straziante. Intanto la vita continuava e i figli crescevano. Ma mancava loro l'esempio paterno anche se noi tutti non mancavamo di illustrare ad essi la bella giovinezza paterna spentasi per il giuramento di fedeltà alla Patria e il grande amore per i suoi Bersaglieri. La vita doveva continuare; Valeria e Alberto crescevano, ma la mamma e gli zii, pur disponibili, non erano sufficienti a supplire la mancanza di un padre così grande. Crescevano bene tuttavia ed erano sui 16 anni Valeria e 14 Alberto, quando nel 1955, i gloriosi resti, esumati dalla terra libica furono da noi portati a Faenza perché attendessero la Resurrezione nel Tempio dei Caduti, assieme ai faentini morti per la Patria. Fu un grande trionfo per il nostro Cinto la giornata della tumulazione. Una folla immensa di faentini e di Bersaglieri in corteo seguiva il camion militare con le spoglie del Caduto poi sulla fiancata del Tempio il sindaco Baldi fece l'elogio dell'eroe e altrettanto fecero due ufficiali dei Bersaglieri e, per gli amici di S. Ippolito, il prof. Ugo Scardovi. Valeria e Alberto con la mamma e tutti noi parenti fummo lieti di quel trionfo, ma era la mancanza fisica di Cinto pur presente nello spirito, a rendere quasi irreale la cerimonia. Sono passati tanti anni, ma il nome di Giacinto è ancora ricordato anche fuori della famiglia. Lo scorso anno i Bersaglieri di Salerno hanno dedicato la loro Sezione alla Medaglia d'oro al valor militare Giacinto Cova. Anche il generale Tullio Sturchio di Roma, allora capitano presente al fatto d'armi del 15 maggio 1941, ci ha fatto avere recentemente le fotografie originali degli onori resi sul campo al tenente Giacinto Cova. La Fondazione e Associazione Culturale la Memoria Storica di Brisighella "I Naldi - Gli Spada " dà ora vita a questa pubblicazione su Giacinto Cova. Noi famigliari ne siamo profondamente riconoscenti e ringraziamo commossi per questo ricordo.  Ricordo del fratello Mannes - Bologna, 15 maggio 2008

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