venerdì 1 marzo 2013

A fine febbraio al via un progetto di ricerca quinquennale che indaga 121 volatili, specie rare, coloniali, rapaci notturni e crepuscolari



BRISIGHELLA Parte lo studio sul falco pellegrino
Se ne occuperà Maurizio Samorì che seguirà la nidificazione degli uccelli in collina
di FRANCESCO DONATI  BRISIGHELLA. Parte a fine febbraio un intenso programma di osservazione del falco pellegrino nel territorio brisighellese, in occasione della nidificazione. Ad occuparsene sarà Maurizio Samorì che dal 2010 ha aderito al progetto dell’Atlante dei nidificanti e svernanti in Italia. Un progetto di ricerca quinquennale che indaga 121 volatili, specie rare, coloniali, rapaci notturni e crepuscolari. Nel territorio del comune collinare sono ben quattro i siti riproduttivi del falco pellegrino (che inizia a nidificare tra l’ultima settimana di febbraio e la prima di marzo). Di norma depone 3-4 uova, la cova dura 28-33 giorni e il periodo tra la schiusa e l’involo dei giovani è di 5-6 settimane. Proprio queste fasi saranno oggetto di un approfondito monitoraggio e studio. Dal punto di vista naturalistico e ornitologico il programma riveste un’importanza di altissimo livello nazionale e regionale. Basti pensare che la presenza in Romagna di questo rapace è considerata scarsa se non addirittura rara. Solo oggi attraverso uno specifico programma di protezione la specie sta ripopolando il territorio nella Vena del Gesso romagnola, lungo il medio corso del Lamone, e sullo Spungone, sito quest’ultimo considerato “storico” in quanto segnalato fin dal Duemila. «In Italia - ha rimarcato Samorì - la colonia del falco pellegrino è di circa mille coppie. E’ considerato in assoluto l’uccello più veloce della terra, con un’apertura alare che supera anche i 120 cm». E’ per antonomasia simbolo dell’arte della falconeria dai tempi di Federico Barbarossa: per questo assume un’aura di grande rispetto. Una volta era molto più diffuso. Il tracollo c’è stato tra il 1950 e il 1980, causato soprattutto dall’abuso di pesticidi in agricoltura. In collina la sagoma di questo splendido rapace nei cieli comincia a diventare nota. «Pareti rocciose e falesie della Vena si rivelano un habitat ideale - spiega Samorì -. Può succedere di vederlo all’opera: caccia esclusivamente in volo (colombacci, storni, piccioni). Si posiziona altissimo e piomba in picchiata sulla preda ad una velocità che può raggiungere i 400 km/h assumendo una perfetta forma aerodinamica, anche questa fonte di studio per la scienza e la tecnica». Uno spettacolo insomma al quale assistere trasmette grande emozione. Per info e segnalazioni: maurizio-natura@libero.it.




Nessun commento:

Posta un commento