martedì 3 settembre 2013

CLASS ACTION RAVENNATE CONTRO LA RAI, NE PARLA IL QUOTIDIANO “LA REPUBBLICA”. MA……


Un articolo di oggi del quotidiano nazionale La Repubblica si occupa della class action, promossa dall'avvocato Andrea Maestri, che 123 abbonati RAI di Ravenna anche di Brisighella hanno intentato contro la televisione pubblica perchè il il segnale del digitale terrestre, adottato ormai da tre anni in Emilia Romagna, arriva disturbato o non arriva affatto. Il caso è arrivato al Tar del Lazio il 18 luglio e si attende la sentenza: "Mi sento un po' come Davide contro Golia - La Repubblica riporta le parole dell'avvocato Maestri - perché la Rai e la sua controllata Raiway (la società che possiede e gestisce la rete) si sono costituite in giudizio schierando fior fiore di avvocati". L'articolo del quotidiano nazionale si sofferma soprattutto su quello che definisce il "dream team" legale schierato dalla RAI, "una potenza di fuoco giuridica che farebbe impallidire qualunque controparte". Tra gli avvocati compare per esempio Giuseppe De Vergottini, professore emerito di diritto costituzionale dell'università di Bologna, uno dei trenta saggi nominati dal premier Enrico Letta per lavorare alle riforme", componente del team di otto giuristi che ha stilato i sei pareri che puntano a sancire l'incostituzionalità della legge Severino. Ma anche Carlo Mirabile, esperto nel settore degli appalti pubblici, che ha ricoperto la carica di vicepresidente di Lottomatica Sistemi e di consigliere giuridico dell'amministratore delegato di Poste Italiane. La Rai, ricorda La Repubblica, ha risposto alla diffida inviata da Maestri (come da prassi) sottolineando che il canone di abbonamento "ha natura di prestazione tributaria fondata sulla legge, e non costituisce quindi un corrispettivo per la prestazione di un servizio" e che il digitale terrestre non funziona per l'inadeguatezza "dei sistemi di ricezione dei singoli cittadini anche per difetto di puntamento delle antenne".  Come dire, insomma, che se la tv non si vede o si vede male - commenta la giornalista Agnese Ananasso - la colpa è di chi la guarda."


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