Resto del Carlino Faenza –
Margherita Rondinini - SORPRESE per i visitatori della Rocca, nella
sala superiore della torre manfrediana, di un percorso museale sulla storia
dell'uomo nella Vena del Gesso dalla Protostoria all'epoca Romana, al Me4ioevo
e al Rinascimento. E di questi giorni l'allestimento permanente di quattro
teche con i rinvenimenti sul territorio che suggeriscono l'esistenza di una
rete d'insediamenti d'altura, legati all'apertura di nuove vie di transito
transappenniniche e allo sviluppo dello sfruttamento di materie prime collinari
e montane. «Un modo per dare maggiore
visibilità alla ricchezza di un territorio abitato fin dagli alberi della
civiltà -spiega l'assorse alla cultura Alessandro Ricci - in attesa di
completare l'iter museale riprendo negli ambienti del maschio veneziano due
stanze medioevali dedicate alla vita del castello PER ORA si parte con le
testimonianze archeologiche attribuibili all'età del Rame recuperate ne[siti
all'aperto del Casetto di Zattaglia
(ascia in pietra levigata), all'Oasi di Pietramora (punte di freccia in selce e
un'ascia a martello) e alla capanna
romana del Carne. Denti e zanne animali, fibbie, monete e oggetti di vita
quotidiana di una popolazione che, in età romana, alla frequentazione delle
grotte (prima fase tra Eneolitico ed età del Bronzo, poi tra Bronzo antico e
Bronzo moderno) preferisce i primi terrazzamenti fluviali "lungo il
Lamone, mentre Parca della Vena del gesso era sfruttata per ricavare il lapis
specularis alla cui attività si lega l'edificio di Ca' Carnè. Un esempio di
villa urbano rustica del fondovalle (con caratteristiche di azienda produttiva ed edificio residenziale) è
rappresentato dei resti del settore produttivo di una villa del I secolo a.C.. Le teche alla Rocca
custodiscono poi il tesoro di Rontana, tra le più importanti scoperte del
territorio brisighellese. IL
GIOIELLO E'il tesoro di Rontana
costituito da ceramiche smaltate di fine '400
se negli ultimi decenni, frutto
di nove campagne scavo (dal 2007) sostenute dalla Fondazione Cassa di
Risparmio di Ravenna, con un gruppo di
ricercatori del Dipartimento di
Archeologia dell'Università di
Bologna diretti dall'archeologo Enrico
Girelli. Il tesoro è costituito
principalmente da ceramiche smaltate di
produzione faentina «fine del '400 - spiega Girelli - ma vi sono anche esemplari da
riferire alle ultime fasi di vita del
castello, poco anteriori alla distruzione
(1591) e al saccheggio da parte delle
milizie pontificie». Nel repertorio/boccali con motivo 'a settebello', 'foglie
gotiche accartocciate', 'palmette persiane'. L'iter museale si chiude con una
teca destinata alla Cava della Lucerna (parete sud di Monte).
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