lunedì 31 ottobre 2016

LUNGO I BINARI, TRA I CASTAGNI: BRISIGHELLA E MARRADI E ALTRI BORGHI DA FAVOLA


QN Quotidiano Nazionale . Enrico Gurioli* - LA LOCOMOTIVA sbuffa come ai vecchi tempi. E il trenino delle castagne che in ottobre viaggia sui binari che collegano Pistoia a Rimini, passando per Prato e Firenze, fermando a Marradi e a Brisighella. I due borghi si dividono un territorio e i migliori frutti dell'autunno: le olive e le castagne. Nella zona si produce da millenni uno degli oli extravergine d'oliva più pregiati al mondo - quello ottenuto dalla spremitura delle drupe di Nostrane di Brisighella – mentre fra i monti di Marradi si raccoglie il "marron buono" - chiamato dagli abitanti l'albero del pane. Brisighella è in Romagna, Marradi in Toscana. E una regione dell'Italia che non esiste per lo Stato Italiano ma che c'è. Si tratta della Romagna di Toscana. Un territorio con una storia Un olio pregiato si ricava dalle drupe di nastrane mentre l'albero del pane da quello che gli abitanti del luogo chiamano il 'marron buono' ria complessa che da fondo valle si inerpica tra gli uliveti di Brisighella - uno dei più bei borghi dell'Italia - fino a raggiungere il paese di Marradi lo spartiacque naturale del crinale dell'Appennino, fatto di colline marnose che sconfinano nell'alto Mugello, quello a nord di Firenze che i Medici vollero proteggere come terra propria. Il dialetto è sempre stato romagnolo; è la lingua della gente del posto. La valle fu percorsa da Dante Alighieri per terminare le sue peregrinazioni a Ravenna, dove trovò asilo presso la corte di Guido Novello da Polenta. Il fìume Lamone unisce le terre dei due comuni vigilati da imponenti castelli. Superata Faenza, il fiume continua il; corso nel suo alveo, passa poi  nelle campagne tra Russi e Bagnacavallo per terminare nel mare Adriatico al Porto di Ravenna. UNO DEGLI SCALI marittimi più importanti del Mediterraneo «il solo a cui possa metter capò ogni strada di comunicazione tra il Granducato di Toscana e questa parte dello Stato Pontificio», scriveva II Giornale Toscano nel 1836. Attorno ci sono i luoghi della trafila garibaldina, dei fiumaioli, dei capanni da pesca, dei mulini, dei fiocinini in un paesaggio di pianura portato al mare da una costa bassa senza insenature, in continuo movimento per l'incessante apporto dei fiumi. Al largo, in mare, le piattaforme metanifere ricordano al turista estivo che nel '900 in Romagna il Medio evo è finito. Occorrerà risalire i fiumi, Lamone compreso, per arrivare da Bisanzio al Rinascimento italiano. Il medioevo è ancora vivo in questi luoghi di clero, monache e di contrabbando. Di massoni e di anticlericali. La cucina risente di queste atmosfere che sanno d'incenso, di olio e di castagno. .Esiste un rapporto intenso fra questo lembo di terra di Toscana e la gente della Romagna; lungo il Lamone, percorso dalla vecchia ferrovia faentina «ti trovi in mezzo ad un popolo pieno di vita e di affari», scriveva Achille Lega nel suo Fortilizi della Val Lamone del 1886.
*ENRICO GURIOLI : 

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