mercoledì 25 gennaio 2017

LE ANTICHE FONTI DI S. CRISTOFORO (S.Saviotti) E….RICORDI




Vincenzo Galassini -  Ricordo che all’inizio degli anni 50 al termine della scuola la mattina presto insieme ai miei cugini Velda, Nerio e Tarcisio Raccagni andavamo in bicicletta fino San Cristofero Una passeggiata tramite una strada senza traffico bevevamo un goccio d’acqua perché per i nostri genitori curava la pertosse e salire poi sul pendio del Rio lato Olmatello, con tanti arbusti una fatica enorme e pericolosa, portando a casa graffi ma nessun altro guaio. Alla fine degli anni cinquanta la domenica pomeriggio andavamo a ballare con gli amici in auto (Arnaldo Vignoli; Alberto Tondini; Enrico Ruini e altri in una strada con tantissima polvere, ricordo il grave incidente in motore di Oriano Castellari …..bei tempi.  Alla scuola superiore per geometri (eravamo in otto) ho conosciuto Luigi Ranieri figlio del gestore, prendeva il treno a San Cristoforo, per le acque di era stata creata in un casello una fermata della ferrovia Faentina, e ancora oggi a volte c’incontriamo a Brisighella la domenica mattina ricordando quei tempi gli amici geometri scomparsi Giovannini Marcello; Leonesi Massimiliano. Montanari Giancarlo. Alla fine degli anni ottanta con l’associazione G.P.A., genitori e figli, il sabato sera e la domenica la trascorrevamo insieme con giochi e organizzare le future serate estive delle Feste Medievali di Brisighella. Sono tornato a San Cristoforo dopo il 4 giugno 2014 quando la zona come quelle di Pergola, Celle, Castel Raniero, Errano, Sarna, San Ruffillo furono allagate dalla bomba d'acqua che in piena notte fece gonfiare ed esondare il Rio Cristoforo, Biscia - provocando anche frane e smottamenti. Il pluviometro Arpa di Tebano registrò in poco più di tre ore, oltre 100 i mm di acqua caduta. Danni ingenti furono provocati anche dalla grandine che si era abbattuta sulle zone di San Ruffillo e San Cristoforo, il mini alluvione della zona danneggiò la strada e i fabbricati di Ranieri, l’auto, ma ad oggi Ranieri non ha ricevuto alcun indennizzo…... Vincenzo Galassini
Affacciata sulla piccola valle del Rio di san Cristoforo, il terrazzo naturale dell’Olmatello si distingue facilmente anche da lontano grazie alla presenza, al limitare del burrone, di alcuni pini monumentali. Tale emergenza mostra perfettamente quella che è la sua conformazione geologica, costituita dalla sovrapposizione di ghiaie, sabbie e




limi (costituenti la cosiddetta Formazione di Olmatello), risalenti al Pleistocene medio e, nella porzione inferiore, da più antiche argille marine (la Formazione Argille Azzurre), depostesi durante il Pleistocene inferiore (per approfondimenti in merito alla geologia regionale rimandiamo alla pagina Geologia della presente sezione). Qui, nel 1984, venne ritrovata la zanna di un elefante preistorico, tuttora conservata presso il Museo Civico di Scienze Naturali di Faenza. La parte scoperta della scarpata è un vero e proprio calanco (in virtù, come già accennato, della sua composizione argillosa). Osservando la vegetazione, si nota quindi molto bene il distacco tra questa e le zone circostanti. La base della rupe è infatti coperta da arbusteti, prevalentemente a Ginestra odorosa(Spartium junceumsalendo, questi cedono il passo all’Artemisia cretacea, che cresce sul substrato argilloso del calanco vero e proprio, i cui fattori tipicamente limitanti, quali l’aridità e le elevate temperature, sono mitigati dall’apporto di materiali dalla sommità della scarpata e dalla presenza, sul fondo, del rio San Cristoforo. Immediatamente sotto la fascia a Ginestre, infatti, il piede della rupe è coperto da una fascia di vegetazione igrofila (amante di condizioni di più accentuata umidità) caratterizzata da canneto a Cannuccia di palude (Phragmites australis) e Canna comune (genere Arundo), Rovi (Rubus ulmifolius), Equiseto, Pioppo bianco (Populus alba) e Pioppo nero (Populus nigra). Infine, la sommità dell’Olmatello ospita i già citati pini domestici monumentali (Pinus pinea), di impianto artificiale, e un bosco termofilo (caratterizzato da specie vegetali che prediligono temperature miti) a Querce, Biancospini (Crataegus monogyna) e Olmi (Ulmus minor). Questa porzione di territorio offre molti rifugi adatti al Gheppio (Falco tinnunculus) e alla Poiana (Buteo buteo), rapaci diurni piuttosto comuni in queste zone; al Picchio rosso maggiore (Picoides major) e al Picchio verde (Picus viridis), più legati alle aree boschive. Le Roverelle ospitano invece diverse specie di Cince, Il Regolo (Regulus regulus), lo Scricciolo (Troglodytes troglodytes) e il Fiorrancino (Regulus ignicapillus). (foto: in alto a destra: “balze dell’Olmatello al tramonto” – Marco Sami; in basso a sinistra: “Gheppio” – Daniele Bosi)


2 commenti:

  1. Anche questo sarebbe da recuperare come tanti altri edifici storici ..stiamo perdendo tutto il nostro passato la nostra storia le nostre radici.. purtroppo

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  2. Che dire, un posto meraviglioso con una storia da raccontare. Il fatto che esistesse una fermata del treno mi ha sempre affascinato, peccato abbiano chiuso il casello :-(

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