venerdì 24 agosto 2012

FOGNANO LA STORIA, I MONUMENTI -2 PUNTATA-


A CURA DEL PROF. PIETRO MALPEZZI



LA CHIESA DI SAN PIETRO IN FOGNANO
Nella sagrestia è tuttora conservata una lapide con iscrizione del 1464 dove si ricorda che la vecchia chiesa era a due navate, con due volte: una grande ed una più piccola. L’iscrizione ricorda inoltre come essa fosse edificata “ex voto” pubblico per la scampata peste del secolo XIV°. Venne dichiarata arcipretale dal decreto del Cardinale Carlo Rossetti, Vescovo di Faenza nell’anno 1650.  Nel 1573 Monsignor Marchesini, Visitatore Apostolico della diocesi di Faenza, ci dice che aveva sette altari ed era dedicata da sempre all’Apostolo Pietro. Passarono i tempi ed essa, anche per la non felice ubicazione, diventò sempre più labente. Si dovrà arrivare però all’anno 1814 quando don Giacomo Ciani (1770-1843), originario della vicina frazione di Rontana, verrà nominato Arciprete di Fognano. Suo primo pensiero sarà quello di porre in atto la costruzione di una nuova chiesa. Nel 1816 darà l’incarico all’architetto faentino Pietro Tomba (1774-1846) e l’edificio sacro, nel breve volgere di due anni, sarà edificato, benedetto e aperto al culto. E’ a tre navate, a croce latina, è lunga venticinque metri e larga dodici. L’altare maggiore è di preziosi marmi con artistico tabernacolo realizzato dal romano Augusto Ranucci nel 1865. Sull’altare maggiore una splendida opera del pittore faentino Gaspare Mattioli, eseguita nel 1853, che rappresenta Cristo che consegna le chiavi a San Pietro sulla riva del fiume Lamone. Nello sfondo dell’opera la Rocca e la Torre di Brisighella. Di recente, nel presbiterio, è stato realizzato un secondo altare rivolto verso il popolo, come richiesto dall’odierna liturgia. Detto altare è ornato da ceramiche di pregevole fattura della bottega d’arte Bartoli-Cornacchia di Brisighella. Da rilevare a destra entrando, l’altare di scagliola policroma dedicato a San Pietro in Vincoli (tela del Mattioli), un secondo altare è dedicato alla Vergine delle Grazie, venerata dal popolo fognanese, un terzo è dedicato alla Madonna Immacolata. Alla sinistra entrando, si nota un battistero in ceramica, opera del noto artista faentino Carlo Zauli, sopra, una grande tela che raffigura il battesimo di Gesù, opera del noto pittore fognanese Elvio Cornacchia (1927-1975). Sempre a sinistra entrando, un altare con l’immagine di un miracoloso crocifisso (traslato da un vicino oratorio) del secolo XVIII°. I fognanesi, da secoli, chiamano questa artistica immagine di Cristo morente “è morè” (il moro); questo perché la scultura (secolo XVIII°) è scura nel suo insieme di colore. Altro altare è dedicato al Cuore di Gesù.
“Dai dla corda “Paciaraza” che e Morè l’è té pont …” (suona Paciaraza (soprannome) che la processione è nel ponte). Questo detto circolava per ricordare al  campanaro di suonare a festa e con intensità le campane, allorché la processione del venerdì santo, con l’immagine del Cristo, dopo il tradizionale percorso attraverso il paese, ritornava e giungeva al ponte, in prossimità della chiesa parrocchiale.

Vecchia filastrocca recitata e cantata dai fognanesi sempre con l’intento di ottenere il Comune.
“… so ve so Zirò con la su testa pleda, ai darè una laveda con l’acqua de ciavgo^.
Dai del bot con e basto^, dai del bot a Metel e Ziro^…”
(…se viene su Ceroni con la sua testa pelata gli daremo una lavata con l’acqua della fogna. Dagli delle legnate con un bastone, dagli delle botte a Metelli e Ceroni…) continua

Piero Malpezzi*

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