martedì 19 giugno 2012

ASCOLI PICENO: I CINQUANT’ANNI DI SACERDOZIO DI S. ECC. SILVANO MONTEVECCHI BRISIGHELLESE E LA CONSEGNA DELLA CITTADINANZA ONORARIA.


LA LETTERA DI STEFANO OJETTI: “IL VESCO DEL FARE”P

Ascoli, 15 giugno 2012 - CINQUANT’ANNI di totale devozione a Dio e di preghiera, ma anche di servizio nei confronti del prossimo e di guida per il bene dei giovani del territorio. Il vescovo di Ascoli Silvano Montevecchi festeggia ‘mezzo secolo’ di sacerdozio e per l’occasione, domani sera, riceverà anche la cittadinanza onoraria attribuita all’unanimità da parte dell’amministrazione comunale guidata dal sindaco Guido Castelli. Eccellenza, quanta emozione prova per tale ricorrenza? «Per me rappresenta una soddisfazione immensa entrare nel novero dei cittadini onorari. Non me l’aspettavo ma ho accolto questa proposta con grande entusiasmo». Qual è stato il segreto della sua lunga ‘carriera’? «In questi 50 anni sono stato sempre umile e ho operato sempre con estrema semplicità. Questo atteggiamento mi ha permesso di potermi confrontare con tutti e di rispettare chiunque. Le cose in cui ho sempre creduto le ho fatte mie e le ho vissute nella mia vita di vescovo». Quali sono state le difficoltà incontrate nei suoi primi tempi ad Ascoli? «Dal punto di vista relazionale non ho avuto alcun problema, anche perchè ho avuto sempre un ottimo rapporto con tutti, comprese le autorità. Gli ascolani, fra l’altro, hanno un carattere molto aperto e questo ha favorito il mio inserimento nella comunità». Quanto è cambiata la chiesa negli ultimi 50 anni? Come spiega



l’attuale disaffezione da parte dei giovani? «Penso che non ci sia un allontanamento da parte dei ragazzi, anzi i dati dimostrano che la comunità cristiana si sta allargando in diverse parti del mondo. Il problema è che attualmente in Europa c’è una crisi spirituale che grava anche sulla Chiesa. Nonostante tutto, però, dobbiamo vedere anche gli aspetti positivi e puntare sulla qualità anzichè sulla quantità».

Che rapporto ha con la gioventù ascolana e che consiglio dà ai ragazzi? «Con loro mi trovo in
ottimi rapporti ed ho fatto tanto per loro, favorendo la loro partecipazione alle giornate mondiali della gioventù e realizzando anche un centro di aggregazione. L’augurio che rivolgo ai nostri giovani è quello di
non ridurre la fede ad un semplice moralismo e di considerare Dio come una famiglia. In questo mondo sempre più difficile, infatti, è fondamentale sentire la vicinanza di Gesù che ha dato la propria vita per
tutti noi».

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