mercoledì 6 giugno 2012

MONITORIAMO IL CUORE: PER L’IPERTENSIONE CI VUOLE UNA TERAPIA GLOBALE. – DALLO STUDIO DI BRISIGHELLA -


Cuore sotto osservazione
Resto del Carlino roma, 07 maggio 2012 di Claudio Borghi*.  - L’IPERTENSIONE arteriosa che deve il suo nome al riscontro di un aumento dei valori di pressione arteriosa al di sopra dei livelli di normalità (140/90 millimetri di mercurio) rappresenta il principale e più rappresentato fattore di rischio cardiovascolare con una presenza nella popolazione italiana adulta di poco inferiore al 40 per cento come emerge dallo studio di Brisighella che da oltre quarant’anni sta attivamente monitorando la «salute cardiovascolare» di un ampio campione di soggetti rappresentativi della realtà nazionale. Il problema principale associato alla presenza di ipertensione è la sua capacità di aumentare il rischio di incorrere in complicanze cardiovascolari quali infarto miocardico, ictus le quali possono essere largamente prevenute mediante l’impiego di farmaci che riducono i valori pressori e per questo detti antiipertensivi.



TUTTAVIA gli ultimi 15-20 anni di ricerca hanno dimostrato come il controllo efficace della pressione arteriosa potrebbe non essere sufficiente suggerendo come l’aumento della pressione non agisca in modo isolato e autonomo, ma possa amplificare l’impatto negativo di altri fattori di rischio cardiovascolare assai diffusi nella popolazione come la ipercolesterolemia e il diabete la cui capacità di nuocere risulta molto aumentata nei pazienti in cui i valori di pressione arteriosa siano fuori controllo. Da ciò deriva il concetto, oggi attualissimo, di terapia «globale» della ipertensione arteriosa che prevede la stretta integrazione tra interventi che riportano i valori pressori alla normalità e terapie che correggono i fattori di rischio associati con il risultato finale di ridurre al minimo la probabilità di danni per il nostro cuore ed in nostro cervello. Questa è però la realtà teorica e dei principii.
LA REALTÀ CLINICA alla quale noi assistiamo oggi è quella di un controllo solo parziale dei valori pressori nelle popolazione al quel contribuiscono fattori di natura soggettiva(scarsa propensione ad assumere la terapia con continuità) e terapeutica (insufficiente impiego di combinazioni di farmaci) e questo rappresenta oggi il principale ostacolo ad una prevenzione efficace la cui attuazione passa anche attraverso strategie terapeutiche non convenzionali e di impiego specialistico, ma che vede la sua realizzazione soprattutto nell’impiego razionale di strumenti che sono giornalmente alla nostra portata e fino ad oggi utilizzati in modo parziale e insoddisfacente.Claudio Borghi  Professore di Medicina Interna Università di Bologna

Nessun commento:

Posta un commento