lunedì 16 maggio 2016

INAUGURATA LA MOSTRA DI PIETRO LENZINI AL MUSEO DELLA GRAFICA G.UGONIA


 Con questa mostra, il Museo Ugonia di Brisighella omaggia, nell'ambito del programma dedicato agli artisti romagnoli del Novecento e contemporanei che si siano espressi coi mezzi del disegno e della grafica, Pietro Lenzini: pittore, scenografo, incisore e disegnatore. L’evento è stato organizzato con la collaborazione della Fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna.



Pietro Lenzini, come altri artisti invitati ad esporre al Museo Giuseppe Ugonia, presenta un corpus inedito di opere grafiche. In omaggio, innanzitutto, al Maestro che, con la più perfetta tecnica grafica o litografica, ha saputo trasformare un luogo della provincia italiana in un topos fuori dal tempo e universale ma anche a testimonianza della vitalità contemporanea di una quasi peculiare tradizione figurativa romagnola. I soggetti e i luoghi scelti da Lenzini sono i più comuni e si collocano nel percorso che da Faenza conduce a Brisighella: tra ville, paesaggi, alberature, cieli e calanchi. Un programma minimo ma consono a Ugonia, al luogo e al Museo.  Incisore, pittore, scenografo, scultore, docente ed esperto d'arte e d'architettura, Lenzini è uno degli ultimi eredi della scuola faentina novecentesca caratterizzata da politecnicismo e da un mai interrotto confronto con la storia e con i modelli e gli alti livelli raggiunti dai Maestri del passato. Fin dai suoi inizi, determinanti sono state le attenzioni (tematiche e stilistiche) al Barocco. In pittura, già nella seconda metà degli anni Settanta, Lenzini sviluppa una cifra personale con indagini sulla dissoluzione e la redenzione della carne: tra Barocco, appunto, forzature espressionistiche, memorie dell'antico, citazioni, dalla letteratura mistica, esagerazioni da “siglo de oro” e un pervaso gusto scenografico; con una ampiezza di riferimenti che vanno fino alla pittura romantica e vittoriana e al post-moderno. Progressivamente, l'immagine viene da Lenzini quasi dissipata e si tramuta in vortici e in viluppi grafici o coloristici sfibrati dal vento e ai limiti dell'informale. Un soffio divino muove, inflette e contorce anche questi paesaggi di Lenzini. Paesaggi – o piuttosto turbini veloci e immediati di grafite - che si presentano come visioni evanescenti, sul punto di trascorrere, scomparire e dissolversi.



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