martedì 23 agosto 2016

EREMO DI MONTE PAOLO, ADDIO?


Pochi frati, chiude l'eremo di S. Antonio, gente in piazza: «Non andate via»  Nelle colline forlivesi e faentine confinante con Brisighella dalla strada di  S. Lucia, oltre un secolo di pellegrinaggi da mezza Italia .
Quinto Cappelli – Resto del Carlino -  DOVADOLA (Forlì-Cesena)  MONTEPAOLO, il più importante santuario dedicato a S. Antonio in Emilia Romagna, rischia la chiusura. I tre fiati minori francescani che lo abitano se ne andranno il 30 settembre e non saranno rimpiazzati. «Mancano le vocazioni e dobbiamo provvedere ad altri luoghi e conventi che hanno un futuro davanti», è la risposta ufficiale che ha dato al vescovo di Forlì-Bertinoro Pizzi, il responsabile della Provincia Francescana di S. Antonio da Padova (che comprende il Nord Italia, con sede a Milano), padre Mario Favretto. l TRE FRATI che abbandoneranno l'eremo - i padri Maurizio Piazza, guardiano o superiore, Giuseppe Amante e Bonaventura Pini -, erano qui da soli due anni, ma i confratelli del loro ordine sono vissuti qui stabilmente dal 1898. Anzi, questo cremo è famoso perché sulle colline romagnole fra Castrocaro Terme, Brisighella e  Dovadola  (il santuario si trova in quest'ultimo comune) dimorò in preghiera, studio e meditazione S. Antonio da Padova per oltre dieci mesi, fra il 1221 e 1222. La Grotta di S. Antonio, dove la tradizione vuole che il santo si recasse a pregare, e sempre stata meta ininterrotta nei secoli di pellegrini. Il nuovo santuario fu consacrato nel 1913; nel '32 si completata la costruzione del campanile annesso alla chiesa neogoria, grazie anche all'intervento di Benito Mussolini, che visitava spesso l'eremo, dove viveva l'amico padre Teofilo Mengoni di Soci (forse il celebrante delle nozze religiose di Benito e Donna Rachele), e il cui ritratto occhieggia da un tondo all'interno della chiesa . Quando nel secondo dopoguerra si favoleggiava della scomparsa della salma del Duce (portata poi nel cimitero di Predappio nel 1957), molti giornali sostennero che era stata nascosta proprio a Montepaolo. QUESTA la storia. Guardando invece alle prospettive di oggi, padre Giuseppe Amante confida: «Dispiace anche a noi lasciare Montepaolo e San Francesco di Forlì, ma siamo frati col voto dell'obbedienza e quindi siamo a disposizione dei superiori, anche se resa una scelta sofferta per la nostra comunità, la diocesi e soprattutto per tanta gente e pellegrini che hanno in Montepaolo un punto di rifemento spirituale». E aggiunge: «L'eremo di Montepaolo è un santuario importante per l'intera Romagna e non solo. In questi ultimi anni sono arrivati singole persone e gruppi di movimenti e parrocchie di ogni età, per corsi spirituali e di preghiera, dalle Marche. Toscana e Veneto, oltre che dalla nostra regione». Inoltre, come sottolinea il parroco di Dovadola, don Alfeo Costa, «Montepaolo è al centro di due percorsi: il Cammino di Assisi, che parte proprio da Dovadola (430 pellegrini negli ultimi 4 mesi), e il Cammino di S. Antonio (Padova- Assisi)». ALLA NOTIZIA della partenza dei fati, il territorio si mobilita con raccolta di firme, incontri e petizioni. I più attivi sono il sindaco Pd di Dovadola, Gabriele Zelli, che sta organizzando pubblici incontri e riunioni, e il Gruppo di Preghiera di Montepaolo, composto da 240 iscritti e presieduto da Luisa Corazza. Anche il vescovo Pizzi è amareggiato e preoccupato della decisione dei frati minori,  però i proprietari e i responsabili del santuario: «Siamo molto dispiaciuti, perché la nostra diocesi resa senza la presenza francescana maschile. Speriamo in una ie potrebbe essere quella di trovare un'altra famiglia religiosa di frati o suore, come  suggerito». SPIEGA Luisa Corazza, presidente del Gruppo di Preghiera Montepaolo, l'associazione di laici che ha celebrato recentemente il 40esimo di attività proprio in stretta collaborazione con i frati: «Stiamo cercando di coinvolgere persone importanti, perché si prendano a cuore la situazione per trovare una soluzione positiva. Come diceva Paolo VI, Montepaolo è una clinica spirituale e, come afferma ora papa Francesco, un ospedale da campi per l'anima». E conclude: «Son o 800 anni che i pellegrini salgon oall'eremo di S. Antonio e non possiamo abbandonarlo proprio ora quando la gente ha bisogno di spiritualità più che mai».





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