lunedì 21 novembre 2016

EDIFICI PIU’ LEGGERI PER RESISTERE AI TERREMOTI. IL PARERE DELL’ ING. BRISIGHELLA. I COMUNI INVECE PRIVILEGIANO IL RECUPERO ENERGETICO INVECE DI ADEGUARE LE SCUOLE AL RISCHIO SISMICO


La messa in sicurezza del patrimonio edilizio, scolastico ed architettonico è una priorità dal punto di vista degli impegni da realizzar, anche in Veneto. Le imprese venete sempre più inoltre, si stanno specializzando in questo comparto che diventa volano per un rilancio dell’intero settore. A dirlo è Marco Brisighella ingegnere civile, specializzato nell’edilizia antisismica. E’ stato consulente per gli enti locali in Abruzzo per il censimento degli edifici danneggiati dal disastroso terremoto dell’Aquila. L’ingegner Brisighella, padovano, mette in chiaro subito che per quanto riguarda l’edilizia pubblica il Veneto non se la passa bene.
“Da stime fatte – spiega – nel territorio della nostra regione, da enti locali e ordini professionali, solo 10 scuole su 100 sono in regola con le recenti normative anti sismiche. Per gli ospedali, va meglio. In questo caso per la loro sicurezza, anche antisismica sono stati fatti ingenti investimenti e adesso il 60% delle strutture è a norma”. La nuova normativa, spiega Brisighella, prevede che gli edifici strategici, cioè quelli pubblici o a funzione pubblica, come i municipi, le scuole, gli ospedali appunto o le caserme, devono resistere all’urto del sisma e restare in piedi. Il problema è che il censimento di questi edifici strategici e le loro reali condizioni di anti sismicità, è partito nel 2003 e ad ora non si è concluso. In Italia si è a poco più della metà degli edifici controllati. Le scuole sono quelle meno a norma perché costruite per la maggior parte dei casi negli anni Cinquanta e Sessanta, quando cioè le regole anti sismiche non erano normate. Ma c’è un modo per rendere gli edifici meno pericolosi in caso di terremoto?
“Il principio base da seguire – spiega Brisighella-è quello di realizzare case con materiali leggeri, più in grado per natura di assorbire l’urto della scossa. Più pesante è la strutture più avrà come caratteristica la rigidità. Per quello l’ideale sarebbe realizzare case in legno nelle zone ad alto rischio, ma una soluzione del genere non è certamente possibile in ogni parte del territorio italiano. Un territorio che però è stato dichiarato tutto, da una legge nazionale, sismico anche se alcune zone come il Friuli o l’area dell’Appennino hanno un rischio maggiore che si verifichino eventi gravi o catastrofici”. Un discorso a parte secondo l’esperto di edilizia anti sismica lo merita il patrimonio architettonico culturale ed artistico italiano.
“Per questi edifici che sono vecchi di secoli – spiega – purtroppo non sono possibili adeguamenti anti sismici, cioè la totale messa in sicurezza, ma solo de miglioramenti. Degli accorgimenti che ad esempio a Norcia avevano fatto resistere bene l’area del centro storico alla scossa dl terremoto di agosto, ma che poi però non hanno potuto nulla ad ottobre, di fronte alle ultime della potenza di 6.6 della scala Richter”.
Infine l’opportunità per le imprese venete. “Le imprese edili venete da anni si stanno specializzando – conclude Brisighella – nel comparto delle costruzioni anti sismiche e le associazioni di categoria in tutta la regione chiamano esperti ed ingegneri a fare formazione agli imprenditori. Formazione che permette alle aziende venete di concorrere con una alta preparazione specifica, riconosciuta su tutto il territorio nazionale, agli appalti legati alla ricostruzione”. Abbadir Alessandro

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