Igino Lega era un gesuita, cappellano di Marina a Lero: dopo aver resistito ai tedeschi dopo l'8 settembre fu deportato in Germania, schiavo del Reich nelle miniere insieme ai suoi marinai. Oggi la sua figura "ispira" un concorso letterario
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Quando tornò dalla
prigionia, era un uomo alto ma provato. Ridotto a 46 chili, da novanta
che ne pesava. Non molti forse conoscono davvero la figura di
Padre Igino Lega, che - nato in Romagna, a Brisighella - a Gallarate è ricordato più che altro per la via
che porta il suo nome, a Ronchi, e per le scuole omonime. A Gallarate il
gesuita Padre Lega visse diversi anni, dopo la seconda Guerra Mondiale:
durante il conflitto era stato cappellano militare di Marina, assegnato
all'isola di Lero, la maggiore dell'arcipelago del Dodecanneso che -
nel mezzo dell'Egeo greco - apparteneva all'Italia dal 1912, dai tempi della
guerra italo-turca. Dopo l'8 settembre, l'isola
fu assediata e bombardata dai tedeschi per
cinquanta giorni.
«Much
worse than Malta», dicevano gli ufficiali
inglesi, che combattevano lì con gli italiani, ma che dall'Italia nemica erano
stati bombardati a Malta fino a pochi mesi prima. Quando i tedeschi
conquistarono l'isola uccisero molti dei resistenti e consegnarono il comandante
a Mussolini e alla Repubblica Sociale (l'ammiraglio
Mascherpa fu poi fucilato dai fascisti, colpevole di obbedienza al
legittimo governo italiano). Migliaia di altri marinai partirono per la
prigionia e tra loro c'era anche Padre Lega. Atene, poi Belgrado, poi
il campo di prigionia e il lavoro da schiavi nelle miniere di Westfalia. Un
uomo alto - dicevamo - ridotto a 46 chili. Da quei giorni del
1943-45, il ricordo di Padre Lega è rimasto nel cuore dei Marinai, in
particolare dei marinai di Gallarate.
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Che sono ancora un discreto
gruppetto (pochissimi i veterani della Seconda Guerra Mondiale) e hanno
una loro piccola sede ricca di cimeli, nel quartiere Crenna, che -
ironia e curiosità - è anche l'unico vero quartiere collinare di Gallarate, il
più distante dal mare. «Era un uomo straordinario e di grande valore, divenne
poi cappellano dell'industria Maino e fino all'ultimo si è dato da fare per chi
aveva bisogno» dice Francesco Totaro, il maresciallo in
pensione presidente dell'ANMI Gallarate. Padre Lega morì per le ferite
riporatate in un incidente stradale, mentre andava a Varese a cercare una casa
per un operaio. Alla figura di Padre Lega i marinai gallaratesi hanno
dedicato un concorso letterario: o meglio, la figura di Padre Lega è
al centro del concorso di narrativa, mentre quello di poesia è a tema libero.
Il concorso - invece - è dedicato a Luciano Introini. Sabato 22
settembre, alle 15, ci sarà la premiazione, all'Aloisianum, dove ancor
oggi due lapidi ricordano Padre Igino Lega, cappellano di Marina di Lero. 21/09/2012
Roberto Morandi
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