Jules, Nanda, John e Jasmin nell'azienda
Valli
Resto del Carlino. - Non chiamateli turisti, potrebbero anche
offendersi: la loro idea di vacanza è lontana da ombrelloni e locali. Sono i viaggiatori della
rete 'Wwoof' (World wide opportunities on organic farms),
che hanno scelto di trascorrere un periodo lavorando in una fattoria, magari dall'altra parte
del mondo. L'idea è semplice come la vita in campagna: gli ospiti offrono per
quattro o cinque ore al giorno il loro lavoro- dalla potatura al
nutrimento degli animali, dalla raccolta di frutta all'imbottigliamento del
vino- e ricevono in cambio vitto, alloggio e, soprattutto, l'immersione in una
cultura e in un modo di vivere distanti da quelli dei loro luoghi di origine. Sulle colline di Brisighella, due piccole
aziende agricole offrono ospitalità secondo i dettami del 'Wwoofing'. Una è quella di Mauro Valli,
violoncellista di professione, ma agricoltore per passione: nel 2000 ha acquistato
alcuni vecchi edifici rurali da rimettere a nuovo, e un piccolo appezzamento di
terra su cui ha avviato una sua produzione di vino (4-5 mila bottiglie l'anno)
e frutta. E in futuro ci sarà anche l'olio. In questi giorni ospita anche un
architetto finlandese venuta a progettare un possibile sviluppo. Pochi anni dopo
l'avvio della sua attività agricola Valli ha iniziato a ospitare i 'Wwoofers'
di tutto il mondo. «Da marzo a ottobre, qui c'è quasi sempre qualche ospite-
dice. - Vengono
soprattutto dai paesi anglosassoni, Stati Uniti, Canada e isole britanniche, ma ho avuto
anche giapponesi e sudamericani. Sono in gran parte di studenti, o di ragazzi
che hanno appena finito gli studi. Ma non mancano persone in età più matura». Le motivazioni? Tante: «Vogliono aiutare le
piccole aziende biologiche, imparare qualcosa. Ma soprattutto conoscere a fondo
una cultura e uno stile di vita, e in alcuni casi esercitarsi con l'italiano».
Si può restare per pochi giorni o mesi, l'importante è essere motivati e
disponibili a vivere un'esperienza anche faticosa, ma stimolante. Anche dal
punto di vista umano. «Anni fa - racconta Valli - ho ospitato per tre mesi un
ragazzo giapponese: lavorava come cuoco in un ristorante italiano a Tokyo, e
voleva fare