Cantiere fermo da quattro anni. Il Comune: mancano
i soldi,
Brisighella (Ravenna), 1
agosto 2014 - UN GIOIELLO
neoclassico bloccato da anni, dal 2007 per la precisione, da quando fu
dichiarato inagibile perché ormai non più a norma. È il teatro ottocentesco «Maria Pedrini» di
Brisighella che a suo modo è davvero unico: è il solo
sopravvissuto in Europa a essere ospitato all’interno di un palazzo municipale.
Per rivivere e tornare ad antico splendore avrebbe bisogno di un milione di
euro che al momento non si sa come recuperare.
LA STORIA comincia nel 1829 quando venne approvato il progetto dell’ingegnere Giuseppe Maccolini. L’attesa dei cittadini era tanta che le prime rappresentazioni cominciarono addirittura in anticipo, quando era ancora allo stato grezzo. Inaugurato nel settembre 1832 ospitò molte compagnie, ma uno dei suoi momenti più grandi fu quando la soprano Maria Pedrini, originaria del paese, dopo esser stata a lungo lontana tornò nel dicembre ’41 per un concerto memorabile. Nel 1984 il teatro fu intitolato proprio a lei. Una storia che si è interrotta nel 2007, quando venne dichiarato inagibile. Da allora del teatro viene utilizzato solo il foyer o viene aperto in occasioni di visite guidate, come quello del Fondo per l’ambiente italiano. PER restituire il teatro Pedrini al paese serve un milione di euro. Soldi che non ci sono e non si trovano da anni e solo unendo le forze di pubblico, privato e cittadini sarà possibile affrontare uno sforzo economico così importante. Il teatro è inagibile nonostante un cantiere messo in piedi qualche anno fa, ora fermo per mancanza, manco a dirlo, di finanziamenti. E quella che serve è una cifra da capogiro per il Comune di Brisighella che non può naturalmente farvi fronte da solo. Reperire fondi è l’arduo compito che investe il sindaco Davide Missiroli e l’assessore alla cultura Alessandro Ricci. Una delle speranze dell’amministrazione si fonda su una possibile acquisizione da parte del Fai o una convenzione in comodato d’uso (20 o 30anni) che si accolli, nel caso, i costi del restauro. Un’altra strada è quella di utilizzare un contributo pubblico a fondo perduto, integrandolo con fondi comunali e, soprattutto, di privati. «Quello che serve al teatro sono gli impianti — spiega l’assessore Ricci —, mentre il restauro architettonico è indispensabile per restituire al paese il simbolo di un’identità e del rilancio della cultura». RICCI pensa alle numerose associazioni giovanili che coinvolte s’integrerebbero in un progetto di ‘casa della cultura per tutti’. A regime il Pedrini potrebbe trasformarsi anche in residenza artistica per prove e debutti di compagnie, e accogliere convegni, volano per l’economia locale. Per il momento, però, restano soltanto sogni. di MARGHERITA RONDININI
LA STORIA comincia nel 1829 quando venne approvato il progetto dell’ingegnere Giuseppe Maccolini. L’attesa dei cittadini era tanta che le prime rappresentazioni cominciarono addirittura in anticipo, quando era ancora allo stato grezzo. Inaugurato nel settembre 1832 ospitò molte compagnie, ma uno dei suoi momenti più grandi fu quando la soprano Maria Pedrini, originaria del paese, dopo esser stata a lungo lontana tornò nel dicembre ’41 per un concerto memorabile. Nel 1984 il teatro fu intitolato proprio a lei. Una storia che si è interrotta nel 2007, quando venne dichiarato inagibile. Da allora del teatro viene utilizzato solo il foyer o viene aperto in occasioni di visite guidate, come quello del Fondo per l’ambiente italiano. PER restituire il teatro Pedrini al paese serve un milione di euro. Soldi che non ci sono e non si trovano da anni e solo unendo le forze di pubblico, privato e cittadini sarà possibile affrontare uno sforzo economico così importante. Il teatro è inagibile nonostante un cantiere messo in piedi qualche anno fa, ora fermo per mancanza, manco a dirlo, di finanziamenti. E quella che serve è una cifra da capogiro per il Comune di Brisighella che non può naturalmente farvi fronte da solo. Reperire fondi è l’arduo compito che investe il sindaco Davide Missiroli e l’assessore alla cultura Alessandro Ricci. Una delle speranze dell’amministrazione si fonda su una possibile acquisizione da parte del Fai o una convenzione in comodato d’uso (20 o 30anni) che si accolli, nel caso, i costi del restauro. Un’altra strada è quella di utilizzare un contributo pubblico a fondo perduto, integrandolo con fondi comunali e, soprattutto, di privati. «Quello che serve al teatro sono gli impianti — spiega l’assessore Ricci —, mentre il restauro architettonico è indispensabile per restituire al paese il simbolo di un’identità e del rilancio della cultura». RICCI pensa alle numerose associazioni giovanili che coinvolte s’integrerebbero in un progetto di ‘casa della cultura per tutti’. A regime il Pedrini potrebbe trasformarsi anche in residenza artistica per prove e debutti di compagnie, e accogliere convegni, volano per l’economia locale. Per il momento, però, restano soltanto sogni. di MARGHERITA RONDININI
PS. Se
l’amministrazione del Sindaco Sangiorgi, lasciava stare il teatro come era fino
al 2000 e l’utilizzava, come sempre fatto dal 1960 al 2000 dai Sindaci
precedenti, con permessi provvisori, il Teatro sarebbe ancora intatto, invece è
sventrato. Ad ognuno si tenga le responsabilità.
Una spesa inuyile che in questo momento non serve a nulla
RispondiEliminaCON TUTTO IL RISPETTO MA SE IL COMUNE AVESSE UN MILIONE DI EURO PENSO CHE POTREBBE FARE COSE IMPORTANTI PER IL PAESE COME AD ESEMPIO MANUTENZIONE STRADE,LE SCUOLE ED ALTRI
Elimina