Cardinale Agostino Galamini
UN’OCCASIONE PER UNA GIORNATA
DI VISITA (MOSTRA QUADRI DEL GUERCINO, TIZIANO) E LA TOMBA DEL CARDINALE MORTO
IL 6 SETTEMBRE NELLA BELLA CHIESA DI OSIMO.
Sergio Rivabene. GALAMINI (Galamina), Agostino (al secolo Simone). - Simone nacque a Brisighella, ,
nel 1552 (ma alcune fonti riportano Fognano, 1551), figlio di Mangolino e della
nobildonna Antonia Recuperati,
parente di Agostino Recuperati (morto nel 1540), che era stato generale
dell'Ordine dei predicatori. Il Galamini entrò nell'Ordine domenicano e assunse
il nome di Agostino, in onore del Recuperati; compì il noviziato a Faenza, poi
passò a Bologna, dove fu lettore; infine fu inviato nella provincia di Napoli.
Dopo essere stato nominato lettore maggiore di molti conventi della provincia
lombarda, fu inquisitore a Brescia (1592) e in seguito a Piacenza, Genova e poi
Milano. A questa esperienza seguì, nel 1604, l'affidamento della commissaria
del S. Uffizio da parte di Clemente VIII. Fu quindi nominato maestro del Sacro
Palazzo. Infine, nel 1607, fu eletto maestro generale dell'Ordine dei
predicatori nel capitolo generale tenutosi a Roma nel 1608. Iniziò subito
un'opera di riorganizzazione delle diverse province domenicane, partendo dal
Regno di Napoli, passando poi alla provincia d'Abruzzo, quindi alle Puglie,
infine giungendo alle Calabrie e alla Sicilia.
Era solito arrivare in
incognito, per meglio verificare la situazione dei vari conventi. I suoi
interventi furono sempre energici, tanto che lo stesso pontefice dovette
intervenire varie volte per invitarlo a maggiore prudenza: sostituiva
immediatamente i priori ritenuti inadatti, e nominava nuovi provinciali.
Nel giugno 1610 iniziò a
riorganizzare le province di Bologna, Milano e Piemonte; quindi, su invito
della reggente di Francia, Maria de' Medici, passò a visitare le province
francesi dell'Ordine.
A Parigi in particolare si
comportò con grande energia: proibì ai novizi di dire messa (avendo trovato
anche giovanetti di diciassette anni che esercitavano l'ufficio al posto dei
confratelli anziani); ripristinò quindi la pratica della mensa comune in
refettorio e quella dell'abito religioso e, per dare l'esempio, si mise
personalmente a restaurare gli edifici e le chiese dei conventi della regione.
Durante il soggiorno
parigino fu creato cardinale da Paolo V il 17 ag. 1611, col titolo di S. Maria
in Aracoeli. Nel 1613 fu nominato vescovo della diocesi di Recanati e Loreto,
che resse per sette anni. Nel 1620 fu
nominato vescovo di Osimo, nella Marca di Ancona, dove rimase per i
successivi diciannove anni, praticamente senza allontanarsi mai, se non per i
conclavi che portarono all'elezione di Gregorio XV e Urbano VIII. Morì il 6 sett. 1639 e fu sepolto nella
cappella del Rosario nella chiesa di S. Marco dei predicatori a Osimo, sotto
una semplice lapide che egli stesso aveva dettato.
Uomo semplice, orgoglioso
del suo essere frate (volle essere seppellito solo con il suo vecchio abito
talare), preoccupato come pastore in particolar modo delle anime più semplici,
amava andare personalmente a predicare ai contadini che lavoravano fino a tarda
sera nei campi: quando morì, lasciò 1000 scudi al convento S. Marco di Osimo,
affinché tutti i giorni venisse celebrata una messa all'alba "… per
comiodo di quelli che devono andare a lavorare in campagna". Fu in
corrispondenza con i principali sovrani europei, come l'imperatore Ferdinando
II, Luigi XIII di Francia e Filippo IV di Spagna.
Altare
Maggiore
Vi si accede dalla chiesa attraverso tre scalinate, una grande al
centro e due piccole laterali.
Saliti al presbiterio, il primo impatto del visitatore è con lo
stupendo pavimento a mosaico, che gli studiosi datano al sec XIII: lo stile è
cosmatesco, il disegno è riferito alla evangelica piscina di Siloe.
Notevoli sono i banconi del coro e il mobile della parete nord, opera
del primo settecento come si evince dallo stemma del cardinale Orazio Filippo
Spada (1714-1724) addossato alla parete sud; nella parete nord vi è il notevole stemma ligneo del
cardinale Agostino Galamini. Il coro in fondo all’abside è dell’inizio del
sec. XX voluto dal vescovo Pacifico Fiorani (1917-1924).
Mostra della collezione Cavallini Sgarbi a Osimo, 18 marzo-30
ottobre 2016
Tiziano, Lotto, Artemisia: le stanze segrete di Vittorio Sgarbi”: venerdì 18 marzo è stata inaugurata a Osimo la mostra che comprende oltre 100 opere della collezione Cavallini-Sgarbi esposte a Palazzo Campana per la prima volta in Italia in una mostra curata da Pietro Di Natale e promossa dalla Regione Marche, dal Comune di Osimo, dalla Fondazione Don Carlo e dall’Istituto Campana. Nell'esposizione, circa 135 opere, una vera e propria summa dell’arte italiana, tra pittura e scultura, dal XIII secolo ai giorni nostri,particolare rilievo spetta agli artisti marchigiani: Cola dell’Amatrice, Lorenzo Lotto, Battista Franco, Andrea Lilio, il Sassoferrato, Pier Leone Gezzi, Sebastiano Ceccarini, Giovan Battista Nini e Francesco Podesti.
Tiziano, Lotto, Artemisia: le stanze segrete di Vittorio Sgarbi”: venerdì 18 marzo è stata inaugurata a Osimo la mostra che comprende oltre 100 opere della collezione Cavallini-Sgarbi esposte a Palazzo Campana per la prima volta in Italia in una mostra curata da Pietro Di Natale e promossa dalla Regione Marche, dal Comune di Osimo, dalla Fondazione Don Carlo e dall’Istituto Campana. Nell'esposizione, circa 135 opere, una vera e propria summa dell’arte italiana, tra pittura e scultura, dal XIII secolo ai giorni nostri,particolare rilievo spetta agli artisti marchigiani: Cola dell’Amatrice, Lorenzo Lotto, Battista Franco, Andrea Lilio, il Sassoferrato, Pier Leone Gezzi, Sebastiano Ceccarini, Giovan Battista Nini e Francesco Podesti.
Vittorio Sgarbi ha curato personalmente
l’allestimento della mostra che avrà per oggetto la sua collezione di opere d’arte privata,
per la prima volta in Italia esposta in un evento pubblico.
Orari: dal lunedì al venerdì
10.00-13.00 16.00-20.00; prefestivi e festivi 10.00-22.00; agosto: tutti i
giorni dalle 10.00 alle 22.00. Biglietti:
dai 5 agli 8,50 euro
Il Cardinal Galamini era di Fognano. Abitava alla torre Savorani Montuschi, all'interno della torre vi era un antico camino con lo stemma della famiglia Galamini. Adesso non rubateci anche il cardinale!
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