È la decima mostra personale postuma curata dal figlio
Attilio, che dal 1990 promuove la conoscenza dell’attività paterna, catalogando
e riordinando opere e appunti, mentre è in preparazione una monografia dedicata
al momento pittorico e litografico del padre; invece, risale al 2005 la prima
uscita editoriale riferita esclusivamente alla produzione xilografica (Editrice
La Mandragora, Imola). Questo volume ha dato la spinta per una richiesta di
donativo all’Istituto nazionale per la Grafica, e a Roma, nella sede
dell’Istituto, sono presenti dal 2011 alcuni esemplari che ben rappresentano la
varietà tecnica e tipologica del lavoro di Dalmonte, selezionati per
l’esposizione permanente.
Domenico
Dalmonte era nato a Brisighella nel 1915. Dal ‘25 al ’35
frequenta la locale Scuola di Disegno per Arti e Mestieri diretta dal maestro
Giuseppe Ugonia. Lavora presso la Tipografia Valgimigli di Brisighella prima, e
nello stabilimento delle Litografie Artistiche Faentine poi, dove apprende la
tecnica della stampa litografica. Nel 1939 è mandato in Libia dove, nonostante
la precarietà dei tempi, riesce a produrre e preparare diverse incisioni su
legno. Nel 1942, grazie ad una licenza, sostiene l’esame di Maturità Artistica.
All’inizio del 1950 si iscrive all’Accademia di Belle Arti di Bologna dove
consegue il Diploma di Licenza nel Corso di Decorazione: tra i suoi professori
figuravano Giovanni Romagnoli e Giorgio Morandi. Dal 1950 al 1974 insegna
educazione artistica in diverse scuole della Romagna, ricoprendo anche
l’incarico di Ispettore Onorario per la conservazione dei Monumenti e degli
oggetti d’Antichità e d’Arte della Provincia di Ravenna. Muore dopo breve
malattia il 19 marzo 1990. La sua produzione artistica è vasta e abbraccia
diverse tecniche: olio (sono documentati circa 280 dipinti), disegni (molte
centinaia, eseguiti sia con varie matite che con varie penne), xilografia (circa
200 opere tra biglietti, copertine e incisioni sia su legno che su linoleum),
litografia (circa 120 opere eseguite sulla pietra e sullo zinco granito),
calcografia (circa 170 opere), acquerelli (poco più di una ventina, alcuni dei
quali commissionati per illustrare copertine di libri). tratto da
lenuvoledimargherita
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