Antono
Patuelli.- Resto del Carlino, 25
ottobre, il Cardinale Achille Silvestrini compie novant’anni. Romagnolo di
Brisighella (Ravenna), dove conserva anche la casa, Silvestrini ha soprattutto
servito la Santa Sede come diplomatico di cui è stato uno dei più eminenti
esponenti nella seconda metà del Novecento, seguendo i grandi esempi dei
brisighellesi fratelli Cardinali Gaetano e Amleto Giovanni Cicognani che per
quarant’anni furono Nunzi Apostolici, quando Amleto Giovanni fu anche
Segretario di Stato Vaticano. Don Achille, negli anni giovanili, ha studiato
fra Brisighella e il Liceo classico a Faenza, ha respirato l’aria di una
Romagna ancora intrisa dei conflitti ottocenteschi sul potere temporale e
quell’esperienza gli fece maturare alte sensibilità sulle distinzioni fra
Chiesa e Stati.
Poi Don Achille si trasferì prevalentemente in Vaticano dove in particolare collaborò col Cardinale Segretario di Stato Agostino Casaroli a fianco del quale negoziò negli anni Settanta gli accordi di Helsinki sulla sicurezza e la distensione in Europa che rallentarono le più forti tensioni della guerra fredda e permisero di far germogliare anche i diffusi fenomeni di dissenso che prepararono per tempo le premesse della caduta dei regimi dell’Est Europa e la nascita di quelle nuove democrazie.
Poi Don Achille si trasferì prevalentemente in Vaticano dove in particolare collaborò col Cardinale Segretario di Stato Agostino Casaroli a fianco del quale negoziò negli anni Settanta gli accordi di Helsinki sulla sicurezza e la distensione in Europa che rallentarono le più forti tensioni della guerra fredda e permisero di far germogliare anche i diffusi fenomeni di dissenso che prepararono per tempo le premesse della caduta dei regimi dell’Est Europa e la nascita di quelle nuove democrazie.
NEGLI anni
Ottanta Don Achille, Segretario per gli Affari Pubblici della Santa Sede, è
stato soprattutto artefice del nuovo Concordato fra Stato italiano e Chiesa del
1984. Proprio Silvestrini portò a termine quell’opera cosi complessa anche
perchè Egli è intriso di principi di fede religiosa e al tempo stesso di
costituzionalismo, privo dei risentimenti ottocenteschi per la fine del potere
temporale, consapevole dell’importanza delle distinzioni e contemporaneamente
della collaborazione fra Chiesa e Stato per finalità sociali e di costruttive
relazioni internazionali. Ricordo i colloqui di trent’anni fa con l’allora
Arcivescovo Silvestrini che mi spiegava riservatamente in anticipo quegli
sforzi. In questi giorni Don Achille sarà festeggiato a Roma in particolare dai
ragazzi di Villa Nazareth, la meritoria istituzione culturale che guida da
decenni, e dai tanti che dalla Romagna e dalle sue molteplici relazioni
internazionali lo raggiungeranno in vario modo con la considerazione intellettuale
e l’amicizia che ha saputo meritare. di Antono Patuelli
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