OSARE E MORIRE PER
L’ITALIA E PER MAZZINI. UN LIBRO CHE RISTABILISCE DOPO 150 ANNI LA VERITA’
Lunedì 13 maggio 2013, alle ore
20.45, presso la Sala Consiliare del Comune di Cervia, Enzio Strada presenterà
il volume "Giovanni Pianori, detto
il Brisighellino: 'Osare e morire per l'Italia e per Mazzini'".
Insieme all'autore il Sindaco di Cervia Roberto Zoffoli e Mario Di
Napoli, Presidente
Nazionale dell'Associazione Mazziniana Italiana. Moderatore dell'incontro il
giornalista Andrea Dolcini per l'Associazione Alteo Dolcini. Documenti inediti,
una storia avvincente: la vicenda umana e politica di Giovanni Pianori, il patriota
romagnolo che il 28 aprile 1855 a Parigi attentò alla vita dell'imperatore
francese Napoleone III. Il suo gesto, lodato da Mazzini, determinò conseguenze
internazionali. Una storia conosciuta in tutto il mondo ma ancora poco in
Italia. Da Faenza a Cervia fino a Londra e Parigi, il sogno di Pianori perché
l'Italia diventasse una Nazione Libera,
Unita, Indipendente e Repubblicana. Per il suo gesto furono
perseguitati anche i suoi sette fratelli. L'autore ha svolto una imponente
opera di ricerca e analisi dei documenti conservati negli archivi di Londra,
Parigi, Roma, Torino, Firenze, Ravenna, Faenza e soprattutto nell'Archivio
Segreto Vaticano. Il risultato è un testo che ristabilisce, dopo oltre
centocinquant'anni, la verità su Giovanni Pianori e il suo attentato contro
l'imperatore francese Napoleone III. Un'opera che già dalle prime pagine
introduce il lettore nelle vicissitudini del Brisighellino con uno stile
sospeso fra l'inchiesta giornalistica e il giallo storico. Oltre quarant'anni
di ricerche hanno consentito a Enzio Strada di ricostruire la vicenda
umana e politica di Pianori e della feroce persecuzione che colpì i suoi
familiari, colpevoli soltanto di portarne lo stesso cognome. L'evento è a cura della sezione
"Ornella Piraccini" di Cervia dell'Associazione Mazziniana Italiana,
con il patrocinio del Comune di Cervia
LA STORIA
Il loro cognome : Pianori.
I loro nomi: Giovanni, Senesio, Alessio, Olinto, Pompeo, Giuseppe, Attilio ,
Ireneo.
Il primo, Giovanni detto Brisighellino, combattè
a Vicenza durante la Prima Guerra di Indipendenza e difese la Repubblica Romana
di Mazzini e di Garibaldi affossata da Luigi Napoleone Bonaparte. Costretto
all'esilio in Francia ed in Inghilterra, egli accettò di farsi strumento di un
piano insurrezionale ideato da Giuseppe Mazzini e da cui sarebbe scaturita
l'Indipendenza dell'Italia, della Ungheria, della Polonia.
Il 28 aprile 1855, a Parigi sui
Campi Elisi, Pianori sparò due colpi di pistola contro l'Imperatore Francese.
Dopo un processo farsa (senza interprete e praticamente senza difesa) fu
condannato a morte mediante ghigliottina che il Brisighellino affrontò con
incredibile coraggio al grido di Viva la Repubblica, Viva l'Italia.
Mazzini rese omaggio alla memoria
di questo patriota con parole che egli non aveva mai usato per nessuno: Pianori era stato capace di "osare e
morire" ed aveva reso un "servigio alla Patria".
Il secondo, Senesio, condannato dagli Austriaci a
12 anni di galera, riuscì ad evadere dalle terribili prigioni pontificie
di Cervia. Per un tragico errore del Cardinale Antonelli (Segretario di Stato
di Pio IX), sia il Governo di Napoleone III sia il Presidente del Tribunale di
Parigi ritennero fosse lui l'autore dell'attentato. Dopo averlo arrestato, i
Francesi lo spedirono alla Caienna senza alcun processo; e perché nessuno
potesse più rintracciarlo, gli assegnarono un nome di fantasia. Fuggito
dall'Isola del Diavolo, egli finì nelle sabbie mobili dove trovò orribile
morte. La sua vicenda fece il giro del mondo.
Un terzo fratello , Alessio, fu - in maniera
fraudolenta - consegnato ai Francesi che spedirono pure lui alla Caienna (dopo
15 anni egli si trovava ancora in quell'Inferno).
Un quarto fratello, Olinto, cuoco a Firenze del Granduca
di Toscana, fu licenziato in tronco appena si scoprì che era un Pianori.
Un quinto fratello, Pompeo, - il migliore orefice che ci
fosse in Firenze a quel tempo -, entrò nel mirino delle Autorità Pontificie che
ottennero il suo allontanamento, il suo esilio, da un giorno all'altro perché
ritenuto troppo pericoloso: da bravo orefice quale egli era, fu declassato a
armaiolo sospetto e sovversivo.
Anche gli altri fratelli Ireneo, Attilio, Giuseppe ebbero
a soffrire persecuzioni perché fratelli degli altri loro...fratelli.
Come mai i nomi di questi
patrioti (soprattutto di Giovanni e di Senesio) figurano sui libri di storia di
Francia e di Inghilterra mentre in Italia se ne è perduta memoria
nonostante l'omaggio di Mazzini, di Garibaldi e di tanti altri? Alla domanda
cercherà di dare risposta - la sera del 13 maggio- Enzio Strada.
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