UN NUOVO LIBRO
DELL’EX SINDACO DI BRISIGHELLA
Democrazia e denaro nei partiti politici: due temi
di grande attualità proposti da un osservatore privilegiato. Può darsi che
nei periodi di crisi piuttosto lunghi, come quello che stiamo affrontando, si
parli sempre di soldi; può darsi che ogni volta che accendiamo la televisione
si parla di banche, Eurozona e spread; può darsi addirittura che chi
incontriamo nella nostra vita quotidiana si innalzi ad esperto monetario o
finanziario; ma l’esperienza internazionale accumulata negli anni da Achille
Albonetti rende il suo saggio uno strumento didascalico per chi si ponga domande
sul finanziamento nella politica. “Lo Stato non è un unione materiale di
uomini, ma una comunità organizzata”. Prendendo in mano questa sentenza firmata
Santi Romano, l’autore delinea uno studio approfondito sulla coesistenza tra lo
Stato e i Partiti nella società contemporanea. Ne “Lo Stato e i Partiti – il
finanziamento della politica” l’Albonetti si ripropone di fornire gli strumenti
storici che hanno avuto un ruolo nella dialettica Stato-Partiti fin dall’inizio
della nostra giovane Repubblica. La prima parte, del saggio presenta un’analisi
approfondita del significato che si cela dietro il finanziamento pubblico ai
Partiti. Con l’abilità di un professore, offre al lettore la possibilità
di immergersi completamente nella storia della Repubblica italiana e di carpire
ogni singola sfaccettatura di questo complicato quanto necessario rapporto.
Questa prima sezione sembra quasi una
scorrevolissima lezione universitaria, in cui lo studente non ha nemmeno il
tempo di farsi assalire da un dubbio che il professore offre una
soluzione. Linguaggio semplice ed efficace, analisi storica approfondita e
ricca di citazioni dei personaggi più illustri che hanno caratterizzato la
nostra società.
L’excursus storico sulla posizione dello
Stato nei confronti dei Partiti si articola su quattro fasi: dalla più aspra
ostilità dello Stato ai partiti, che pian piano va attenuandosi per lasciare
spazio al disconoscimento all’indifferenza, passando per il necessario
riconoscimento dei Partiti e l’attribuzione di compiti agli stessi, per
arrivare alla definitiva incorporazione dei Partiti nello Stato.
Pietra angolare imprescindibile per la
comprensione del testo è, come suggerito dall’autore stesso, l’articolo 49
della Costituzione. Durante tutta la lettura, occorre tenerlo impresso, perché
i passaggi rapidi dell’autore prescindono da una piena comprensione
dell’articolo stesso.
La seconda parte è quasi interamente
dedicata ad una tavola rotonda organizzata dal Movimento Salvemini il 20
ottobre 1963. Tra gli esperti e i politici invitati si crea un dibattito vivace
e intraprendente, che raggiunge il picco con l’intervento di Lelio Basso
(allora membro del PSI): “non è pensabile un Paese occidentale che abbia una
vita democratica che non si articoli attraverso i Partiti. […] Il Partito è un
mezzo della sovranità del popolo”. Lapidario ed incisivo. Semplice e al
contempo così esplicativo.
Nella terza parte, infine, l’autore
raccoglie alcuni recentissimi documenti che permettono al lettore di
avvicinarsi ulteriormente al problema del finanziamento della politica: le
proposte di Legge presentate alla Camera dei Deputati e al Senato nella XVI
legislatura per l’attuazione dell’articolo 49 della Costituzione.
Il linguaggio si fa più tecnico e
specialistico, tipico dei lavori parlamentari. Dopo un’attenta analisi, a
mio giudizio, è opportuno sottolineare quanto questo saggio sia utile per
tutti, da coloro che per la prima volta si affacciano sul palcoscenico della politica
e dell’economia statale e per chi ormai naviga da tempo nell’immenso mare
dell’amministrazione statale. Inoltre, ritengo opportuno suggerire la lettura
de “Lo Stato e i Partiti” anche alla classe politica attuale, che sebbene i
tanti interventi e le tante innovazioni a cui abbiamo assistito nei pochi
decenni della nostra Repubblica, devono ancora una volta rendersi protagonisti
autorevoli di una nuova fase di riforme. Achille Albonetti ha fornito un
manuale dal quale si deduce come il finanziamento pubblico sia al contempo una
necessità e un nodo da sciogliere.
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