di Elisabetta Rossi. Difficile riassumere
la figura di Andrea Vitali: istrione, poliedrico, dalle molte vite come i
gatti, con una mentalità tipica dell’uomo rinascimentale che trasforma tutto in
arte, anche la conoscenza scientifica. Professore universitario, studioso del
simbolismo e dell’iconologia del Medioevo e del Rinascimento, nel 1985 fonda
l’Associazione Culturale “Le Tarot”, organismo specializzato nello studio e
nella ricerca storica sulle discipline simboliche ed ermetiche, composto da
eminenti personalità del mondo accademico e culturale internazionale. In qualità di Presidente dell’Associazione “Le Tarot”,
cura i progetti storico-scientifici delle più importanti mostre realizzate sull’universo
dei Tarocchi e, tra l’altro, gli aspetti simbolici del film “Il Ladro
dell’Arcobaleno” di Alejandro Jodorowski con Peter O’Toole e Omar Sharif per la
casa distributrice in Italia. Riconosciuto
dalla comunità scientifica internazionale fra le massime autorità nella
materia, oltre a numerose pubblicazioni, Andrea Vitali è autore di oltre cento
saggi fra cui ventidue iconologici (questi
ultimi tradotti in sei lingue).Ancora,
tarologo e grande visionario, sostenitore del metodo di lettura “intuitivo” dei
Tarocchi che studia da quarant’anni secondo le teorie junghiane dell’energia
simbolica.
Come
è iniziato il suo interesse per i Tarocchi?
I Tarocchi sono una delle più straordinarie creazioni
del pensiero umanistico, oltre che il più completo sistema simbolico del nostro
Occidente e, per uno studioso dei simboli, era un inevitabile approccio. Nel
1984 a Brisighella, un paese della Romagna, in qualità di direttore della
biblioteca e responsabile della cultura, ho pensato di organizzare una mostra
di santini per Quaresima e una sui tarocchi per Carnevale. Sacro e profano,
pensai… Mi sono accorto, invece, che non era così. Allora non possedevo
quelle conoscenze che oggi ho sull’argomento. Per la mostra sui Tarocchi
mi sono affidato ad un caro amico, appassionato di carte da gioco. Con una
collezione di mazzi antichi, alcuni libri d’epoca e le nostre competenze, abbiamo
realizzato il progetto. Ciò che mi ha stupito, oltre le mie aspettative,
non è stata solo l’affluenza straordinaria di pubblico, ma soprattutto gli
articoli nazionali che i giornali hanno dedicato a questa esposizione. Così, mi
sono reso conto della necessità di approfondire la materia, di studiare seriamente
questo argomento le cui potenzialità, fino a quel momento, non
avevo totalmente compreso.
Che
ruolo hanno i Tarocchi nella sua vita?
Direi che sono come una fidanzata, una moglie, i figli
o il lavoro: occorre riservare loro lo stesso tempo che si dovrebbe dedicare a
tutto questo. Avendo la ‘fortuna’ di non avere né moglie né figli, direi che da
molti anni rappresentano l’amore della mia vita. Quando il tempo è avaro,
dedico loro almeno due o tre ore ogni giorno. Se mi è consentito, anche sei ore
e più, oppure intere giornate, per ricercare negli archivi e biblioteche, seguire
e correggere tesi di laurea sul tema, scrivere saggi e libri, rispondere a tante
email quotidiane che giungono al sito della nostra Associazione da tutto il mondo.
Come dicevo, più tempo di quello che si dedica normalmente ad una famiglia.
Qual
è lo scopo della sua vita di uomo, di ricercatore, di iniziato?
Oddio, iniziato è una parola grossa. Direi piuttosto
di storico che si interessa al mondo dei simboli come tramiti fra il sensibile
e la realtà superiore. Dico storico, perché oggi non si possono studiare i
tarocchi seriamente senza esserlo. La storia dei tarocchi, e non mi
riferisco a quella tanto amata dagli appassionati di esoterismo, deve essere indagata
con metodi critici, la cui funzionalità permette di estirpare la ‘non storia’
costruita su deduzioni emozionali. Grazie a questo atteggiamento e alla
conseguente scoperta di documenti, oggi siamo in grado di poter enunciare una
reale storia dei tarocchi impensabile solo fino a venti anni fa. Riguardo agli
scopi che mi sono prefissato, ritengo che ben si adatti ai miei intendimenti il
detto medievale “Che uomo è, l’uomo che non fa crescere il mondo.
Penso sia sufficientemente
illuminante. Sento la necessità di lasciare qualcosa di importante che serva
alle generazioni future, così come è stato nel 1980 quando ho ideato le prime Feste Medievali a Brisighella, creando
una moda di fare spettacolo che si è diffusa successivamente in tutto il mondo
e che sono state oggetto di innumerevoli tesi di laurea. Erano rappresentazioni
molto diversi da quelli che si sono visti successivamente e che ancora si
possono frequentare: c’era molta cultura, si usava il simbolo e l’allegoria
come mezzo di trasmissione dell’immaginario medievale (non poteva essere
diversamente) e il teatro medievale era espresso da grandi nomi del nostro
palcoscenico. L’amico giornalista e scrittore Carlo Lucarelli è ‘nato’ praticamente scrivendo gialli medievali
per quelle Feste.
Cosa
pensa dell’espressione artistico-simbolica a fini terapeutici?
Ritengo che l’artista che lavora con i simboli abbia
non solo la responsabilità di creare vere opere d’arte, ma anche di rendere
tali opere adatte alla ri-creazione di emozioni in colui che le osserva. A volte,
si rimane incerti di fronte ad un lavoro: quando questo accade significa che
l’artista non è riuscito a colpire nel segno. L’aspetto simbolico, a differenza
di quello razionale, si annida più tenacemente nella mente e al momento
opportuno potrebbe rivendicare una sua propria attenzione. Sappiamo per certo,
ed è un fatto oramai collaudato, che la vista di un particolare figurazione
simbolica può permettere l’auto-guarigione, benché io ritenga che questo passa
avvenire solo nei casi di modeste intensità di dolore. Se immaginiamo, ad
esempio, la carta miniata del Sole dei tarocchi e che quel Sole entri nel
nostro organismo e ne sentiamo per via immaginativa il suo calore, è appurato
non solo che quel calore riesca a lenire momentaneamente, ma che sia in grado
di mantenere uno stato di quiete prolungato. Si tratta, come esprime Jung, di
energia che il simbolo è in grado di trasmettere, dato che esso, in qualsiasi forma
noi vogliamo considerarlo, risulta ricettore, conduttore e trasformatore di energia.
In pratica, si carica – o meglio diviene un forziere – di significati ad esso attribuiti
dagli uomini, un condensatore di specifiche informazioni.
Per chiamare in vita quelle energie, sarà allora
sufficiente appropriarsi della conoscenza del simbolo e dei valori che gli sono
stati attribuiti da milioni di persone in ogni epoca e in tutto il mondo.
Pertanto, il simbolo potrebbe servire non solo per
fini terapeutici, ma per qualsiasi altra necessità. Purtroppo l’uomo moderno ha
dimenticato non solo la saggezza ma anche molta conoscenza degli Antichi e
questo lo ha portato a dare valore esclusivamente ad un razionalismo della
scienza che sta annichilendo il nostro cervello.
Se
la società è malata, esiste una cura?
Stiamo vivendo un’epoca tremenda, fatta di non cultura
o di cultura del nulla. Ritengo che uno dei tanti rimedi possibili sia ritornare sui banchi di una scuola che
sappia insegnare realmente i veri valori che potranno servire all’uomo di
domani per far risaltare la sua reale identità e individualità. Anche se
potrebbe sembrare la scoperta dell’acqua calda, affermo ciò sulla base dei
meravigliosi insegnamenti che ho avuto il privilegio di ricevere e che mi hanno
portato ad un sentire che giornalmente mi sprona alla ricerca di una verità,
forse impossibile da raggiungere, ma che a volte, come i bei sogni, potrebbe
svelarsi. Occorre pazienza, fiducia. umiltà e buon senso, perché qualunque sia
la verità che si sta cercando, certo non sta dietro l’angolo.
Cosa
pensa delle teorie che che vedono nei tarocchi l’espressione di una saggezza
arcaica che il Rinascimento ha poi recuperato e trasformato?
La teoria di una possibile origine dei tarocchi dalla
cultura sapienziale dell’antico Egitto o da altre civiltà antiche è stata
analizzata da Michael Dummett (già docente alla Oxford University), da Thierry
Depaulis (curatore della grande mostra sui tarocchi alla Bibliotheque Nationale
di Parigi nel 1984) e da Ronald Decker (curatore della collezione di carte
antiche della United States Playing-Cards Company di Cincinnati) in un saggio
critico che ne ha messo in luce l’infondatezza. Ogni civiltà ha creato
strutture simboliche per insegnare all’uomo la via verso il Divino. L’ordine e
la struttura dei primi mazzi di Trionfi (cioè gli Arcani Maggiori) manifestano
un insegnamento legato alla Scala Mistica cristiana, che non mi sembra fosse
presente migliaia di anni fa. giovedì, luglio 11th, 2013 |
Nessun commento:
Posta un commento