Si fa la conta dei danni causati dalla
violenta ondata temporalesca che si è abbattuta nella notte fra venerdì e
sabato nella prima collina faentina, in una zona nemmeno tanto grande compresa
tra le località Celle, San Cristoforo,
San Ruffillo e Marzeno. Ieri è stata la giornata dei volontari della
Protezione civile, mobilitati dalla prefettura di Ravenna, i quali si sono
messi a disposizione di coloro che hanno avuto i piani bassi delle proprie case
invasi dall’acqua e dal fango riversatisi a valle devastando quello che
incontravano. L’entità del disastro è percepibile soprattutto nel borghetto
davanti alla chiesa di Celle, dove il colore dominante è quello del fango ormai
secco: dopo la pausa notturna, dalla mattinata di ieri i volontari dell’associazione nazionale Alpini
hanno affiancato i residenti nel tentativo di recuperare un po’ di cose da
garage e scantinati e a ripulire cortili e ambienti. Alcuni Alpini si sono poi
portati a Errano e a San Cristoforo
dove lo scenario si presentava simile. Sono state oltre quaranta le case
interessate dal disastroso nubifragio abbattutosi fra le 2 e le 4 di sabato.
Scendendo dalla collina per via Rio Biscia è evidente il devastante passaggio
di acqua, fango, arbusti e detriti dai fossi tracimati. Un ponticello, addirittura,
ha avuto le spalle di protezione in muratura abbattute, mentre la furia della
tempesta sembra avere come “selezionato” le case da colpire. Già da sabato è
apparso in tutta la sua gravità il massacro subito dalle coltivazioni, sulle quale si è pure abbattuta la grandine, ma è
solo nei prossimi giorni che il conteggio dei danni avrà una cifra in euro.
Basti pensare, per esempio, alla flagellazione
subita dalle coltivazioni d’uva di una nota azienda vinicola ai confini tra
Faenza e Brisighella: di piante superstiti ce ne sono pochissime.
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