Con questa mostra, il Museo Ugonia di
Brisighella omaggia, nell'ambito del programma dedicato agli artisti romagnoli
del Novecento e contemporanei che si siano espressi coi mezzi del disegno e della
grafica, Pietro Lenzini: pittore, scenografo, incisore e disegnatore. L’evento
è stato organizzato con la collaborazione della Fondazione Cassa di Risparmio
di Ravenna.
Pietro Lenzini, come altri artisti invitati ad esporre al Museo
Giuseppe Ugonia, presenta un corpus inedito di opere grafiche. In omaggio,
innanzitutto, al Maestro che, con la più perfetta tecnica grafica o
litografica, ha saputo trasformare un luogo della provincia italiana in un
topos fuori dal tempo e universale ma anche a testimonianza della vitalità
contemporanea di una quasi peculiare tradizione figurativa romagnola. I
soggetti e i luoghi scelti da Lenzini sono i più comuni e si collocano nel
percorso che da Faenza conduce a Brisighella: tra ville, paesaggi, alberature,
cieli e calanchi. Un programma minimo ma consono a Ugonia, al luogo e al Museo.
Incisore, pittore, scenografo, scultore,
docente ed esperto d'arte e d'architettura, Lenzini è uno degli ultimi eredi
della scuola faentina novecentesca caratterizzata da politecnicismo e da un mai
interrotto confronto con la storia e con i modelli e gli alti livelli raggiunti
dai Maestri del passato. Fin dai suoi inizi, determinanti sono state le
attenzioni (tematiche e stilistiche) al Barocco. In pittura, già nella seconda metà
degli anni Settanta, Lenzini sviluppa una cifra personale con indagini sulla
dissoluzione e la redenzione della carne: tra Barocco, appunto, forzature
espressionistiche, memorie dell'antico, citazioni, dalla letteratura mistica,
esagerazioni da “siglo de oro” e un pervaso gusto scenografico; con una
ampiezza di riferimenti che vanno fino alla pittura romantica e vittoriana e al
post-moderno. Progressivamente, l'immagine viene da Lenzini quasi dissipata e
si tramuta in vortici e in viluppi grafici o coloristici sfibrati dal vento e
ai limiti dell'informale. Un soffio divino muove, inflette e contorce anche
questi paesaggi di Lenzini. Paesaggi – o piuttosto turbini veloci e immediati
di grafite - che si presentano come visioni evanescenti, sul punto di trascorrere,
scomparire e dissolversi.
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