Ricordo di RENATO RIDOLFI - Il 7 maggio scorso il prof. Francesco
Baldassarri, nato nel Comune di
Brisighella il primo novembre 1914, ci ha lasciato orfani della
sua onnipresente attività improntata all’amore per la sua terra, la
Romagna Toscana, all’ impegno serio, costante e generoso nelle
Istituzioni dove ha operato al servizio dei bisognosi sempre ispirato e
guidato dalla esperienza straordinaria ricavata dalla vicinanza e dalla
collaborazione con il sacerdote romagnolo Don Giulio Facibeni. Lo ricordo
brillante consigliere comunale di Marradi alle prime libere elezioni del 1946 e
premuroso presidente dell’Asilo Infantile “Fratelli Scalini” nei suoi
quattordici anni di mandato, 1949-1963. La sua famiglia contadina, come
facevano in quel tempo tutte quelle che non avevano sufficienti
mezzi per intraprendere gli studi, ed anche mia madre fra
questi, lo affidò al seminario vescovile di Modigliana, ma Francesco, non
avendo la vocazione sacerdotale, fu poi indirizzato dal suo parroco a
Firenze ad aiutare don Giulio Facibeni, che era stato cappellano militare,
durante la prima guerra mondiale sul Monte Grappa e a tutti i soldati che
morivano, angosciati per la sorte dei figli che sarebbero rimasti orfani aveva
promesso di occuparsene personalmente. Alla fine della guerra Don
Giulio, infatti, aveva cercato in tutta Italia i figli dei suoi
soldati per assicurare loro sostentamento, istruzione e avviamento
professionale e nel 1924 aveva iniziato quell’ opera di carità che tutti
ricordiamo col nome di Opera della Divina Provvidenza ”
Madonnina del Grappa”che
si è poi estesa a tantissimi ragazzi bisognosi. L’ incontro con il Padre (come
chiamavano a Firenze Don Giulio Facibeni) ha segnato per sempre la personalità
di Francesco. Rimase con lui molti anni come educatore e collaboratore
frequentando cosi l’Università fino a quando le drammatiche vicende della
seconda guerra mondiale lo costrinsero ad allontanarsene. Come Don Giulio si
laureò in lettere e ha lavorato tutta la vita nella educazione dei giovani,
trasferendosi, nell’immediato dopoguerra ad Imola in quanto vincitore
del concorso per direttore del convitto per ragazzi con problemi famigliari e
studenti fuori sede, convitto che adesso non esiste più ma che allora
faceva parte delle Opere Pie dell’Ente Ospedaliero Santa Maria della Scaletta.
Il 18 settembre del 1950 si sposò con Romea Neri, fino all’ultimo al suo
fianco. Dal loro matrimonio sono nati i figli: Giuliana, Luigi Carlo e Alberto.
Ha quattro nipoti e una pronipote. A tutta questa bella e cara famiglia, cui
vanno le nostre più sentite condoglianze, assicuro, interpretando il
sentimento, di tanti che lo hanno conosciuto e che gli sono grati, che saremo
sempre estimatori della grande e schietta attività di questo nostro grande
concittadino che indichiamo a tutti ed in particolare ai giovani come esempio
da imitare. Renato
Ridolfi
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