La figura del santo. In
questo mondo siamo tutti pellegrini nella valle di lacrime: camminiamo sempre
per la via sicura della Religione, in Fede, Speranza, Carità, Umiltà, Orazione,
Pazienza e Mortificazione cristiana, per giungere alla nostra patria del
Paradiso". Era questa una delle massime preferite di S. Benedetto Giuseppe Labre, che ben corrisponde alla sua
testimonianza di vita. Dei 35 anni
che visse, almeno 13 li passò da "pellegrino" sulla strada. A
giusto titolo perciò lo si definì "il
vagabondo di Dio" o anche "lo zingaro di Cristo",
espressioni ben più tenere che non "santo dei pidocchi", come venne
pure denominato. Benedetto Giuseppe Labre nacque ad Amettes, presso Arras, il
26 marzo 1748, primo di 15 figli di modesti agricoltori. Fece qualche studio
presso la scuola del villaggio e apprese i primi rudimenti del latino presso
uno zio materno. Portato più alla vita contemplativa che al sacerdozio,
sollecitò invano dai In questo mondo siamo tutti pellegrini
nella valle di lacrime: camminiamo sempre per la via sicura della Religione, in
Fede, Speranza, Carità, Umiltà, Orazione, Pazienza e Mortificazione cristiana,
per giungere alla nostra patria del Paradiso". Era questa una delle
massime preferite di S. Benedetto Giuseppe Labre, che ben corrisponde alla sua
testimonianza di vita. Dei 35 anni che visse, almeno 13 li passò da
"pellegrino" sulla strada. A giusto titolo perciò lo si definì
"il vagabondo di Dio" o anche "lo zingaro di Cristo",
espressioni ben più tenere che non "santo dei pidocchi", come venne
pure denominato. Benedetto Giuseppe Labre nacque ad Amettes, presso Arras, il
26 marzo 1748, primo di 15 figli di modesti agricoltori. Fece qualche studio
presso la scuola del villaggio e apprese i primi rudimenti del latino presso
uno zio materno. Portato più alla vita contemplativa che al sacerdozio,
sollecitò invano dai genitori il permesso di farsi trappista. Solo a diciotto
anni poté fare richiesta d'ingresso alla certosa di S. Aldegonda, ma il parere
dei monaci fu contrario. Stessa ripulsa ricevette dai cistercensi di Montagne
in Normandia, dove giunse dopo aver percorso a piedi 60 leghe in pieno inverno.
Solo sei settimane durò il suo soggiorno nella certosa di Neuville, e poco di
più rimase nell'abbazia cistercense di Sept-Fons, di cui però avrebbe sempre
portato la tunica e lo scapolare di novizio.
A 22 anni prese la grande decisione: il suo monastero sarebbe stato la
strada, e più precisamente le strade di Roma. Nel sacco di povero pellegrino
portava tutti i suoi tesori: il Nuovo Testamento, l'Imitazione di Cristo e il
breviario che recitava ogni giorno; sul petto portava un crocifisso, al collo
una corona e tra le mani un rosario. Mangiava appena un tozzo dì pane e qualche
erba; non chiedeva la carità e, se la riceveva, si affrettava a renderne
partecipi gli altri poveri, anche a rischio che il donatore, scorgendovi un
gesto di scontentezza, facesse seguire alla moneta una gragnuola di bastonate
(come effettivamente avvenne un giorno). Di notte riposava tra le rovine del
Colosseo e le sue giornate le passava nella preghiera contemplativa e nei
pellegrinaggi ai vari santuari: uno dei più cari al suo cuore fu quello di
Loreto. Morì logorato dagli stenti e dall'assoluta mancanza d'igiene il 16
aprile 1783, nel retrobottega del macellaio Zaccarelli, presso la chiesa di S.
Maria dei Monti, in cui venne sepolto tra grande concorso di popolo. Venne
canonizzato nel 1881 da Leone XIII.
Altre notizie sul Santo.
http://www.amis-benoit-labre.net/index.html
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