BRISIGHELLA
Parte lo studio sul falco pellegrino
Se
ne occuperà Maurizio Samorì che seguirà la nidificazione degli uccelli in
collina
di FRANCESCO DONATI BRISIGHELLA. Parte a
fine febbraio un intenso programma di osservazione del falco pellegrino nel
territorio brisighellese, in occasione della nidificazione. Ad occuparsene sarà
Maurizio Samorì che dal 2010 ha aderito al progetto dell’Atlante dei
nidificanti e svernanti in Italia. Un progetto di ricerca quinquennale che
indaga 121 volatili, specie rare, coloniali, rapaci notturni e crepuscolari.
Nel territorio del comune collinare sono ben quattro i siti riproduttivi del
falco pellegrino (che inizia a nidificare tra l’ultima settimana di febbraio e
la prima di marzo). Di norma depone 3-4 uova, la cova dura 28-33 giorni e il
periodo tra la schiusa e l’involo dei giovani è di 5-6 settimane. Proprio
queste fasi saranno oggetto di un approfondito monitoraggio e studio. Dal punto
di vista naturalistico e ornitologico il programma riveste un’importanza di
altissimo livello nazionale e regionale. Basti pensare che la presenza in
Romagna di questo rapace è considerata scarsa se non addirittura rara. Solo
oggi attraverso uno specifico programma di protezione la specie sta ripopolando
il territorio nella Vena del Gesso romagnola, lungo il medio corso del Lamone,
e sullo Spungone, sito quest’ultimo considerato “storico” in quanto segnalato
fin dal Duemila. «In Italia - ha rimarcato Samorì - la colonia del falco
pellegrino è di circa mille coppie. E’ considerato in assoluto l’uccello più
veloce della terra, con un’apertura alare che supera anche i 120 cm». E’ per
antonomasia simbolo dell’arte della falconeria dai tempi di Federico
Barbarossa: per questo assume un’aura di grande rispetto. Una volta era molto
più diffuso. Il tracollo c’è stato tra il 1950 e il 1980, causato soprattutto
dall’abuso di pesticidi in agricoltura. In collina la sagoma di questo splendido
rapace nei cieli comincia a diventare nota. «Pareti rocciose e falesie della
Vena si rivelano un habitat ideale - spiega Samorì -. Può succedere di vederlo
all’opera: caccia esclusivamente in volo (colombacci, storni, piccioni). Si
posiziona altissimo e piomba in picchiata sulla preda ad una velocità che può
raggiungere i 400 km/h assumendo una perfetta forma aerodinamica, anche questa
fonte di studio per la scienza e la tecnica». Uno spettacolo insomma al quale
assistere trasmette grande emozione. Per info e segnalazioni: maurizio-natura@libero.it.
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