mercoledì 9 maggio 2012

GIUSEPPE BARTOLI -SINDACO DI BRISIGHELLA 1985-1987-



Giuseppe “Pino” Bartoli, nato a Brisighella il 18/07/1920 e deceduto il 20/06/2004. Ex Ufficiale di Stato Civile ed ufficiale della formazione partigiana “Silvio Corbari”, grado riconosciutogli dal Ministero della Difesa, ha ricoperto, nel comune di Brisighella, tutti gli incarichi pubblici: Sindaco (1985-1987), Presidente della Comunità Montana, della Pro Loco, delle Opere Pie e del Museo del Lavoro Contadino. Poeta in lingua e vernacolo nonché prosatore, si è affermato in oltre 500 concorsi letterari, molti dei quali di livello nazionale ed internazionale. Cavaliere della Comunità Poetica Europea e Commendatore dell’Ordine Militare di S.Andrea, socio di 10 Accademie di lettere, arti e scienze, ha conseguito per due volte l’Oscar di Letteratura “Romagna”. In sua memoria, si tiene annualmente un concorso di poesia, elaborati, disegni, ceramiche, ecc. riservato agli studenti dell’Istituto Comprensivo di Brisighella, quei giovani in cui Giuseppe riponeva la sua speranza per il futuro e che  credeva fossero la gioia più bella del mondo.

C'è una grande dignità in questi versi e rimpianto per un passato che resta nella memoria di sempre meno uomini. In questa poesia, Giuseppe ricorda e rivendica anche per sé la responsabilità di questo nostro futuro, senza rulli di tamburi, nè squilli di trombe. Non credo fosse stato questo il suo temperamento. Lo credo piuttosto un uomo pratico e concreto, pacato nei modi, deciso e rapido nelle scelte. Non dubito che abbia agito per il meglio nella sua sita politica. I suoi versi. Mi meraviglia che il suo nome non abbia avuto maggiore risalto, al di là delle onorificenze che ha ottenuto. Forse a causa di un nome molto comune, le notizie su questo autore scarseggiano, relegate su dei siti di nicchia, dove abbondano le sue poesie legate alla resistenza, ma non si fa nessun riferimento, ad esempio, alle sue pubblicazioni. Invece io credo che l'andamento di quei versi, sia pari a quello di altri poeti celebrati e riconosciuti, ma non altrettanti puri e puliti come quelli di Giuseppe.




25 APRILE  
L’importante è non rompere lo stelo 
della ginestra che protende 
oltre la siepe dei giorni il suo fiore 
C’é un fremito antico in noi 
che credemmo nella voce del cuore 
piantando alberi della libertà 
sulle pietre arse e sulle croci 
Oggi non osiamo alzare bandiere 
alziamo solo stinti medaglieri 
ricamati di timide stelle dorate 
come il pudore delle primule: 
noi che viviamo ancora di leggende 
incise sulla pelle umiliata 
dalla vigliaccheria degli immemori 
Quando fummo nel sole 
e la giovinezza fioriva 
come il seme nella zolla 
sfidammo cantando l’infinito 
con un senso dell’Eterno 
e con mani colme di storia 
consapevoli del prezzo pagato 
Sentivamo il domani sulle ferite
 
e
un sogno impalpabile di pace 
immenso come il profumo del pane 
E sui monti che videro il nostro passo 
colmo di lacrime e fatica 
non resti dissecato 
quel fiore che si nutrì di sangue 
e di rugiada in un aprile stupendo 
quando il mondo trattenne il respiro 
davanti al vento della libertà 
portato dai figli della Resistenza.  


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