Affresco
nella sala del sindaco nel Palazzo Comunale di Brisighella
La pieve Tho (San Giovanni
in ottavo), situata a un chilometro circa da Brisighella, è il più antico
edificio romanico del faentino e sorge lungo l’antica via Faventina, la strada che, in età romana, univa Ravenna a Firenze,
passando per Faenza. La chiesa deve il suo nome al fatto che fu costruita
all’ottavo miglio da Faenza. Questo modo di chiamare un edificio sacro in base
alla distanza dal centro importante più vicino si riscontra anche in altre zone
della provincia di Ravenna, come a Campiano, dove sorge la pieve di San
Cassiano in decimo, cioè al decimo miglio da Ravenna, lungo la strada che in
età romana portava a Forlimpopoli. All’interno, la pieve Tho è ornata da
pregevoli affreschi del XV secolo e impreziosita da una suggestiva cripta. Una
delle colonne è in realtà un miliario reimpiegato e appartenuto al percorso
d’età tardo-antica della via Faventina
(vi sono ricordati imperatori romani della dinastia dei Valentiniani, al potere
tra IV e V secolo d. C.). Già il notaio Francesco Maria Saletti, vissuto nel
XVII secolo, dedicò a questa piccola gemma dell’edilizia sacra alto-medievale
alcune pagine del suo Comentario di Val
Lamone, recentemente e per la prima volta edito dal professor Pietro
Malpezzi di Brisighella. Sulla strada che univa Firenze a Faenza viaggiavano
non solo carichi di merci, ma anche gli eserciti che dalla Toscana si
spingevano in Romagna e fu proprio all’altezza della pieve Tho, come raccontava
nel tardo Cinquecento l’illustre presule e cronachista di Brisighella Giovanni
Andrea Calegari, che nel febbraio del
1425 si combatté un’importante battaglia. La battaglia di pieve Tho fu
combattuta tra gli abitanti della Val di Lamone e l’esercito fiorentino,
comandato da due illustri condottieri del periodo, Otto, figlio di Braccio da
Montone, e Niccolò Piccinino. Per ordine della repubblica toscana essi dovevano
attaccare Faenza con un esercito di 5000 cavalieri pesanti e molte genti a piedi (monsignor Calegari
non specifica quanti fanti). Gli abitanti di Brisighella e di altre comunità di
Val di Lamone affrontarono l’esercito fiorentino e lo sconfissero, uccidendo il
primo dei due condottieri e facendo prigioniero il secondo. Comandava i
romagnoli Rondanino figlio di Fosco
da San Giorgio, il quale, per l’impresa compiuta, fu ben ricompensato dal conte
Guid’Antonio Manfredi, signore di Faenza, Brisighella e Val di Lamone. La
posizione geografica e la forza militare facevano di Faenza e della Val di
Lamone un territorio d’importanza strategica. La battaglia di pieve Tho fu il
secondo dei tre exploit che
rivelarono la potenza militare delle fanterie di Brisighella, uno strumento che
per molto tempo difese l’indipendenza della piccola contea romagnola
dall’aggressiva politica estera degli stati confinanti, soprattutto Firenze e
Milano, le quali a turno, tra Quattro e Cinquecento, cercarono
d’impadronirsene. I montanari di
Brisighella furono i primi in Italia a riprodurre la tecnica delle fanterie
svizzere - le migliori d’Europa -
che applicarono con successo nel 1358 contro Konrad von Landau (meglio noto
come conte Lando), sbaragliandone l’esercito e uccidendolo. Sessantatré anni
dopo la battaglia di pieve Tho - racconta sempre monsignor Calegari - i soldati
di Brisighella si scontrarono
con le armate milanesi di
Ludovico il Moro e del bolognese Giovanni Bentivoglio. Era il 1488 e il conte
Galeotto Manfredi, genero di Giovanni, era stato assassinato da sicari
assoldati dalla moglie Francesca Bentivoglio. L’esercito milanese fu sconfitto
e il suo condottiero cadde trafitto da uno spiedo per mano di un membro della
famiglia dei Catti di Brisighella, mentre Giovanni Bentivoglio fu fatto
prigioniero. Poco meno di dieci anni dopo, i Naldi di Brisighella, tra i
maggiori condottieri del XVI secolo, istituirono la compagnia mercenaria dei
brisighelli, cosiddetta perché era formata da uomini reclutati prevalentemente
a Brisighella e in altre comunità della Val di Lamone.
I brisighelli, in breve tempo, superarono gli svizzeri e
divennero una delle migliori fanterie d’Europa. (di Alessandro Bazzocchi)
Bibliografia
A. Bazzocchi, La ricerca storica e archivistica su Dionigi e Vincenzo Naldi in
rapporto alla dominazione veneziana nella valle del Lamone, Faenza, Carta
bianca, 2010.
Cronaca di
Brisighella e Val d’Amone dalla origine al 1504 per Mons. Gio. Andrea Calegari
con una raccolta di lettere di personaggi illustri scritte al medesimo
pubblicate sopra inediti manoscritti, Bologna, presso Gaetano Romagnoli, 1883.
R. Budriesi, Considerazioni sulla pieve del Thò, Bologna, La Fotocromo emiliana,
1991.
R. De Maio, Riforme e miti nella Chiesa del Cinquecento, Napoli, Guida, 19922.
F. Lombardi, Pievi di Romagna, Cesena, Il ponte vecchio, 2002.
P. Malpezzi (a cura di), Comentario di Val d’Amone, Faenza,
Casanova, 2002.
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