lunedì 11 maggio 2015

GUARDIA ALTA SULLE COLLINE FAENTINE CONTRO LA MINACCIA XYLELLA




Spada (CAB Terra di Brisighella): “Massima attenzione alle importazioni e costanza nell'adozione delle buone pratiche agricole, ma nella nostra zona rischio più basso”

Guardia alta anche in provincia di Ravenna e ovviamente in tutto il Faentino e Brisighellese contro l’insidia della Xylella, il batterio che colpisce gli ulivi e che in Puglia sta mettendo in ginocchio le coltivazioni e i produttori. Il nuovo caso di contagio scoperto in un ‘garden’ della Liguria ha infatti evidenziato come il fenomeno, per via delle importazioni delle piante, non sia limitato ad una specifica area geografica.
Al problema guardano con attenzione anche i produttori di olio locali, come spiega Sergio Spada, Presidente della Cab Terra di Brisighella: “Ovviamente gli agricoltori non stanno a guardare - esordisce - ci stiamo documentando da tempo, sappiamo che a livello tecnico, dal punto di vista della prevenzione non possiamo fare molto se non, come peraltro sempre fatto, continuare ad adottare le buone pratiche agricole nella coltivazione dell'olivo. Ma è chiaro – prosegue Spada - che per scongiurare contagi la regola primaria resta evitare importazioni e, per chi deve fare nuovi impianti, sostituire le vecchie piante con esemplari acquistate da zone sicure e certificate”.
Spada, tuttavia, non si illude: “Il batterio della Xylella è ospite in una miriade di specie e in un mercato globalizzato come quello attuale, con importazioni dai quattro angoli del mondo, diventa complesso controllare ogni pianta che entra sul territorio nazionale. Certo è che occorre stare ben attenti - prosegue - e quando si mettono a dimora nuove piante bisogna fare grande attenzione alla zona di provenienza”. I rischi, tuttavia, sulle colline ravennati sembrano tutto sommato minori che in altre zone: “Noi possiamo contare su di un bel vantaggio - spiega il Presidente della Cab - un vantaggio che mi fa essere abbastanza ottimista. Da 10-15 anni, infatti, i nuovi impianti qui sono fatti quasi esclusivamente con varietà locali e acquistate da vivaisti locali, una sorta di ‘ciclo chiuso’ che mi rincuora anche se è chiaro che non possiamo avere la certezza matematica di essere impermeabili al contagio e quindi - ribadisco - la guardia va tenuta sempre alta”. Secondo Spada “i nostri agricoltori hanno imparato molto dalla batteriosi del kiwi. In primis che è opportuno mantenere il sangue freddo e non farsi prendere dall’emotività. Tre anni fa - prosegue - quando si è presentata la malattia dell’actinidia si pensava dovessero sparire intere coltivazioni, invece abbiamo imparato a conviverci. Insomma, conclude Spada, “anche se la Xylella dovesse presentarsi e colpire l’olivo l’importante è non farsi prendere dal panico, ma agire con lucidità studiando come si comporta nella nostra zone e sulle nostre varietà”.


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