mercoledì 14 dicembre 2016

ANDREA “PARLA” AI CAVALLI E COLTIVA GLI ULIVI


Il Mattino di Padova - L’ex archeologo sub padovano con la moglie gestisce un’azienda agrituristica di 167 ettari a Brisighella
 PADOVA. Un sogno che Andrea e Livia hanno inseguito a lungo. Sognavano di poter vivere in una dimensione nuova, più in armonia con la natura, praticando un’agricoltura di qualità nel pieno rispetto dell’ambiente. Lui è Andrea Maragno, 51 anni, padovano, nato alla Sacra Famiglia, laureato in Conservazione dei Beni Culturali ed ex archeologo subacqueo. Un passato nelle fila della sinistra giovanile, per un impegno politico rivolto soprattutto alla tutela dell’ambiente. Dicono che Andrea riesca a “parlare” ai cavalli, ma lui si schernisce: «In effetti li amo molto, moltissimo», ammette «e oggi fanno parte integrante della nostra nuova attività. Alcuni li abbiamo salvati dal macello». Lei è Livia Bortoletto, 41 anni, originaria di Preganziol (Treviso), un passato in varie attività legate al biologico e ai prodotti naturali. Il loro sogno si è realizzato nelle colline intorno a Brisighella, in un piccolo paradiso chiamato Torre Cavina. L’azienda agrituristica Donna Livia si trova sulle prime pendici dell’Appennino Tosco-Romagnolo ai margini del Parco regionale del Gesso, dove lo sguardo si posa su un paesaggio che regala pace allo spirito. All’orizzonte i calanchi del Parco del Gesso e, più in fondo, il mare. Donna Livia è un’azienda agrituristica multifunzionale di ben 167 ettari di terreno biologico che Andrea e Livia ora coltivano a oliveto (vi si produce il pregiatissimo extravergine locale, chiamato non a caso “l’oro di Brisighella”), vigneto e bosco. Un posto da sogno, di cui fanno parte una torre medievale del XV secolo, la villa padronale con piscina, una chiesa consacrata con i banchi “storici”, il frantoio e appartamenti finemente ristrutturati per la ricettività turistica. Anche la torre stessa, dopo i restauri, è predisposta all'ospitalità. Se la contendono gli inglesi, ne vanno pazzi. E poi c’è il ristorante dell’agriturismo, dove si servono altri prodotti aziendali, come il vino, gli ortaggi, i capponi, i capretti, i salumi di Mora Romagnola, una razza locale detta anche “Troia Mora” salvata dall’estinzione. Ma anche funghi, noci, castagne e dolci fatti in casa. «Prima di scegliere questo posto ne avevamo visti una trentina» confessa Livia «questo ci è piaciuto subito. Ed è piaciuto anche ai nostri figli». La proprietà è di una società legata alla famiglia, Andrea dirige l’attività con i cavalli, il frantoio e il lavoro agricolo. Gli ospiti, grazie a internet, arrivano da tutto il mondo, attratti dalla grande suggestione del luogo. «Vogliamo diffondere dei valori» osserva Andrea «soprattutto un approccio diverso nei confronti dell’ambiente. Ci piace far vedere come nascono i nostri prodotti, specialmente lo straordinario olio di queste parti. Noi coltiviamo ben 30 ettari a olivo. Ci è venuto bene anche il vino, Merlot e Sangiovese. Il nostro norcino Tonino, poi, fa dei salumi molto buoni. Vogliamo diffondere dei saperi sconosciuti ai più e puntare a un prodotto sano, pulito e giusto». Per raggiungere Torre Cavina bisogna salire oltre Brisighella, caratteristico borgo medievale che pure merita una visita approfondita. Salendo, piano piano, ci si addentra nel bosco, finchè non appare il grande 1cancello di Donna Livia, oltre il quale davvero sembra di vivere in un’altra dimensione. Il luogo è la prova provata che mettere le ali ai sogni è ancora possibile... Renato Malaman




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