Il Mattino di Padova - L’ex archeologo sub padovano con la moglie gestisce
un’azienda agrituristica di 167 ettari a Brisighella
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PADOVA. Un sogno che
Andrea e Livia hanno inseguito a lungo. Sognavano di poter vivere in una
dimensione nuova, più in armonia con la natura, praticando un’agricoltura di
qualità nel pieno rispetto dell’ambiente. Lui è Andrea Maragno, 51 anni,
padovano, nato alla Sacra Famiglia, laureato in Conservazione dei Beni
Culturali ed ex archeologo subacqueo. Un passato nelle fila della sinistra
giovanile, per un impegno politico rivolto soprattutto alla tutela
dell’ambiente. Dicono che Andrea riesca a “parlare” ai cavalli, ma lui si
schernisce: «In effetti li amo molto, moltissimo», ammette «e oggi fanno parte
integrante della nostra nuova attività. Alcuni li abbiamo salvati dal macello».
Lei è Livia Bortoletto, 41 anni, originaria di Preganziol (Treviso), un passato
in varie attività legate al biologico e ai prodotti naturali. Il loro sogno si
è realizzato nelle colline intorno a Brisighella, in un piccolo paradiso
chiamato Torre Cavina. L’azienda agrituristica Donna Livia si trova sulle prime
pendici dell’Appennino Tosco-Romagnolo ai margini del Parco regionale del
Gesso, dove lo sguardo si posa su un paesaggio che regala pace allo spirito.
All’orizzonte i calanchi del Parco del Gesso e, più in fondo, il mare. Donna
Livia è un’azienda agrituristica multifunzionale di ben 167 ettari di terreno
biologico che Andrea e Livia ora coltivano a oliveto (vi si produce il
pregiatissimo extravergine locale, chiamato non a caso “l’oro di Brisighella”),
vigneto e bosco. Un posto da sogno, di cui fanno parte una torre medievale del
XV secolo, la villa padronale con piscina, una chiesa consacrata con i banchi
“storici”, il frantoio e appartamenti finemente ristrutturati per la
ricettività turistica. Anche la torre stessa, dopo i restauri, è predisposta
all'ospitalità. Se la contendono gli inglesi, ne vanno pazzi. E poi c’è il
ristorante dell’agriturismo, dove si servono altri prodotti aziendali, come il
vino, gli ortaggi, i capponi, i capretti, i salumi di Mora Romagnola, una razza
locale detta anche “Troia Mora” salvata dall’estinzione. Ma anche funghi, noci,
castagne e dolci fatti in casa. «Prima di scegliere questo posto ne avevamo
visti una trentina» confessa Livia «questo ci è piaciuto subito. Ed è piaciuto
anche ai nostri figli». La proprietà è di una società legata alla famiglia,
Andrea dirige l’attività con i cavalli, il frantoio e il lavoro agricolo. Gli
ospiti, grazie a internet, arrivano da tutto il mondo, attratti dalla grande
suggestione del luogo. «Vogliamo diffondere dei valori» osserva Andrea
«soprattutto un approccio diverso nei confronti dell’ambiente. Ci piace far
vedere come nascono i nostri prodotti, specialmente lo straordinario olio di
queste parti. Noi coltiviamo ben 30 ettari a olivo. Ci è venuto bene anche il
vino, Merlot e Sangiovese. Il nostro norcino Tonino, poi, fa dei salumi molto
buoni. Vogliamo diffondere dei saperi sconosciuti ai più e puntare a un
prodotto sano, pulito e giusto». Per raggiungere Torre Cavina bisogna salire
oltre Brisighella, caratteristico borgo medievale che pure merita una visita
approfondita. Salendo, piano piano, ci si addentra nel bosco, finchè non appare
il grande 1cancello di Donna Livia, oltre il quale davvero sembra di vivere in
un’altra dimensione. Il luogo è la prova provata che mettere le ali ai sogni è
ancora possibile... Renato Malaman
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