Tre
corridoi nei tre piani del palazzo di Fognano: ognuno misura 172 metri
di FRANCESCO
MONTI -Resto Carlino Nazionale – Brisighella (Ravenna) Suor Marisa Bambi, 65
anni, in monopattino nel convento con corridoi infiniti Brisighella (Ravenna), 15 dicembre 2016 - Su e
giù per il convento in monopattino. Suor Marisa Bambi, 65 anni,
dell’istituto Emiliani di Fognano – frazione di Brisighella
(Ravenna), sulle prime colline dell’appennino
ha scelto un modo originale per muoversi all’interno del grande edificio
religioso. Ma non è una semplice bizzarria: sui tre piani del palazzo ci sono tre
corridoi identici, lunghi 172 metri ciascuno. Una bella distanza,
soprattutto se la si deve percorrere più volte al giorno. Per suor Marisa,
questa soluzione per gli spostamenti rapidi non è poi così strana. «Il
monopattino? Me lo hanno regalato per scherzo dieci anni fa, ma io ho
iniziato a usarlo davvero», sorride.
Suor Marisa
Bambi è entrata nel convento quasi 40 anni fa. «La comunità
religiosa esiste dal ’500», spiega. Era infatti il 1544 quando,
nell’attuale frazione di Brisighella, sorse il monastero domenicano di Santa
Caterina. Monastero che fu poi soppresso, all’inizio del XIX secolo, dalle
leggi napoleoniche. Ma nel 1822 nacque l’attuale congregazione, per
volontà del parroco don Giacomo Ciani, di suor Rosa Teresa Brenti e del laico
Giuseppe Maria Emiliani, a cui è intitolato l’istituto: il loro progetto era un
istituto educativo finalizzato «alla formazione integrale, spirituale e
culturale, della donna».
Fin
dall’inizio, una particolare attenzione fu dedicata alle materie umanistiche
(in particolare la storia), alle arti figurative, alla musica e al teatro. Il
collegio era visto con grande favore dal cardinale Giovanni Maria Mastai
Ferretti (che poi sarebbe diventato papa Pio IX, l’ultimo ‘papa re’, in carica
all’epoca della presa di Roma da parte dell’esercito sabaudo nel 1870).
Oggi
l’istituto Emiliani delle suore Domenicane del Santissimo Sacramento include un
asilo nido, una scuola materna e altre attività didattiche, ma anche una
casa di accoglienza «dove pregare, studiare, riposarsi», spiega suor Marisa,
che dopo una lunga esperienza da insegnante oggi gestisce proprio questa parte
del complesso. Certo la crisi delle vocazioni ha avuto il suo impatto:
«Quando sono entrata nell’istituto eravamo 42 – ricorda la religiosa –. Oggi
siamo solo sette: il calo delle vocazioni si sente in tutta Italia, non
solo da noi. Credo che questo derivi anche dalla crisi della famiglia, che è la
prima pietra su cui è fondata la società».
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