MARRADI – Renato Ridolfi, oggi novantottenne, scriveva il 6 novembre
del 1966, due giorni dopo la tremenda alluvione in cui l’Arno tracimò gli
argini (articolo qui), la poesia Acquaforte.
Sul tuo caro fiume ribelle, sporca la faccia, piagata dalla furia
il fango fino ai capelli, o Firenze, in ginocchio,
tu figlia di Dio, perla del mondo, piangi.
Con te, nel fango di rovina e di morte, tanti occhi sbarrati,
i miei esterefatti, hanno pianto,
e il cuore sobbalzava e il nodo stringeva la gola.
Era domenica, con un po’ di sole ritrovato!
Mi aggiravo tra la tua miseria e la distruzione.
Tu, apocalittica, inebetita,
sempre le lacrime agli occhi
la schiena curva nell’acqua melmosa,
cercavi qualche briciola
per correre di nuovo la vita.
Il disastro segnava a dito le mura tribulate.
Il tuo Battista in piedi, fiero, nell’acqua del nuovo Giordano,
ti battezzava nel sacrificio.
Le tue campane erano mute.
Il Bargello dolorava ora con l’ardore dei forti,
sulle braccia di Dante, Michelangelo, Donatello,
dal campanile di Giotto e dai merli d’Astolfo, è destino!
Ti levi verso un cielo più bello, riprendi il tuo grande cammino.
il fango fino ai capelli, o Firenze, in ginocchio,
tu figlia di Dio, perla del mondo, piangi.
Con te, nel fango di rovina e di morte, tanti occhi sbarrati,
i miei esterefatti, hanno pianto,
e il cuore sobbalzava e il nodo stringeva la gola.
Era domenica, con un po’ di sole ritrovato!
Mi aggiravo tra la tua miseria e la distruzione.
Tu, apocalittica, inebetita,
sempre le lacrime agli occhi
la schiena curva nell’acqua melmosa,
cercavi qualche briciola
per correre di nuovo la vita.
Il disastro segnava a dito le mura tribulate.
Il tuo Battista in piedi, fiero, nell’acqua del nuovo Giordano,
ti battezzava nel sacrificio.
Le tue campane erano mute.
Il Bargello dolorava ora con l’ardore dei forti,
sulle braccia di Dante, Michelangelo, Donatello,
dal campanile di Giotto e dai merli d’Astolfo, è destino!
Ti levi verso un cielo più bello, riprendi il tuo grande cammino.
L'alluvione del 1966 ha
segnato il territorio toscano e fiorentino in particolare; in queste ore i
ricordi scorrono come l'acqua sotto ai ponti, ma la paura è passata? Ringraziare gli Angeli
del fango, riappropriarsi della cronaca storica e commemorare i defunti sono
tutti passaggi socialmente utili, ma
quanto sappiamo del rischio attuale e per il futuro? Aldo Piombino,
collaboratore esterno del Dipartimento di Scienze della Terra dell'Università
di Firenze e blogger scientifico tra i più seguiti in Italia sottolinea un
passaggio fondamentale delle sue riflessioni in merito al rischio idrogeologico
caratterizzato dall'Arno "Dopo
l’evento del '66, l’espansione urbanistica non ha tenuto
conto delle “esigenze” dell’Arno.
Quanto ai lavori per ovviare al problema, dopo il disastro ne erano stati
ipotizzati tanti, ma gli interventi reali sono stati pochi: ad esempio di tutti
gli invasi previsti dalla Commissione De Marchi ne è stato realizzato uno solo,
Bilancino,
che per giunta serve solo a regimare le magre e non le piene".
Mentre le opere utili?
"Almeno un’opera importante è stata fatta a Firenze città: l’abbassamento delle platee del Ponte Vecchio
e del ponte Santa Trinita,
che ha aumentato drasticamente la portata del fiume, pur non arrivando ai
livelli del 1966. Tale opera ha cambiato in parte gli scenari possibili in caso
di piena, anche se
la città è ancora, purtroppo, a rischio".
Un esempio pratico per spiegare meglio l'intervento? "Tutte le alluvioni di Firenze sono partite dalla strettoia tra il Ponte alle Grazie e il Ponte Vecchio con l'Arno che si riversa verso Piazza San Firenze da Piazza dei Giudici. Per ovviare al problema, negli anni '70 è stato eseguito un importante intervento sull'alveo fluviale tra il Ponte Vecchio e il Ponte a Santa Trìnita, permettendo oggi il transito in Firenze di 3100 mc/sec con 1 metro di spazio fra ponte e pelo dell’acqua e fino a 3400 mc/sec al contatto, contro i 2500 di prima. È un innegabile miglioramento, ma siamo ancora lontani dai 4100 mc/sec del 1966".
Un esempio pratico per spiegare meglio l'intervento? "Tutte le alluvioni di Firenze sono partite dalla strettoia tra il Ponte alle Grazie e il Ponte Vecchio con l'Arno che si riversa verso Piazza San Firenze da Piazza dei Giudici. Per ovviare al problema, negli anni '70 è stato eseguito un importante intervento sull'alveo fluviale tra il Ponte Vecchio e il Ponte a Santa Trìnita, permettendo oggi il transito in Firenze di 3100 mc/sec con 1 metro di spazio fra ponte e pelo dell’acqua e fino a 3400 mc/sec al contatto, contro i 2500 di prima. È un innegabile miglioramento, ma siamo ancora lontani dai 4100 mc/sec del 1966".
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