La messa in sicurezza del patrimonio edilizio, scolastico ed
architettonico è una priorità dal punto di vista degli impegni da realizzar,
anche in Veneto. Le imprese venete sempre più inoltre, si stanno specializzando
in questo comparto che diventa volano per un rilancio dell’intero settore. A
dirlo è Marco Brisighella ingegnere civile, specializzato nell’edilizia
antisismica. E’ stato consulente per gli enti locali in Abruzzo per il censimento
degli edifici danneggiati dal disastroso terremoto dell’Aquila. L’ingegner
Brisighella, padovano, mette in chiaro subito che per quanto riguarda
l’edilizia pubblica il Veneto non se la passa bene.
“Da stime
fatte – spiega – nel territorio della nostra regione, da enti locali e ordini
professionali, solo 10 scuole su 100 sono in regola con le recenti normative
anti sismiche. Per gli ospedali, va meglio. In questo caso per la loro
sicurezza, anche antisismica sono stati fatti ingenti investimenti e adesso il
60% delle strutture è a norma”. La nuova normativa, spiega Brisighella, prevede
che gli edifici strategici, cioè quelli pubblici o a funzione pubblica, come i
municipi, le scuole, gli ospedali appunto o le caserme, devono resistere
all’urto del sisma e restare in piedi. Il problema è che il censimento di
questi edifici strategici e le loro reali condizioni di anti sismicità, è
partito nel 2003 e ad ora non si è concluso. In Italia si è a poco più della
metà degli edifici controllati. Le scuole sono quelle meno a norma perché
costruite per la maggior parte dei casi negli anni Cinquanta e Sessanta, quando
cioè le regole anti sismiche non erano normate. Ma c’è un modo per rendere gli
edifici meno pericolosi in caso di terremoto?
“Il principio
base da seguire – spiega Brisighella-è quello di realizzare case con materiali
leggeri, più in grado per natura di assorbire l’urto della scossa. Più pesante
è la strutture più avrà come caratteristica la rigidità. Per quello l’ideale
sarebbe realizzare case in legno nelle zone ad alto rischio, ma una soluzione
del genere non è certamente possibile in ogni parte del territorio italiano. Un
territorio che però è stato dichiarato tutto, da una legge nazionale, sismico
anche se alcune zone come il Friuli o l’area dell’Appennino hanno un rischio
maggiore che si verifichino eventi gravi o catastrofici”. Un discorso a parte
secondo l’esperto di edilizia anti sismica lo merita il patrimonio
architettonico culturale ed artistico italiano.
“Per questi edifici che sono vecchi di secoli – spiega – purtroppo non sono possibili adeguamenti anti sismici, cioè la totale messa in sicurezza, ma solo de miglioramenti. Degli accorgimenti che ad esempio a Norcia avevano fatto resistere bene l’area del centro storico alla scossa dl terremoto di agosto, ma che poi però non hanno potuto nulla ad ottobre, di fronte alle ultime della potenza di 6.6 della scala Richter”.
“Per questi edifici che sono vecchi di secoli – spiega – purtroppo non sono possibili adeguamenti anti sismici, cioè la totale messa in sicurezza, ma solo de miglioramenti. Degli accorgimenti che ad esempio a Norcia avevano fatto resistere bene l’area del centro storico alla scossa dl terremoto di agosto, ma che poi però non hanno potuto nulla ad ottobre, di fronte alle ultime della potenza di 6.6 della scala Richter”.
Infine
l’opportunità per le imprese venete. “Le imprese edili venete da anni si stanno
specializzando – conclude Brisighella – nel comparto delle costruzioni anti
sismiche e le associazioni di categoria in tutta la regione chiamano esperti ed
ingegneri a fare formazione agli imprenditori. Formazione che permette alle
aziende venete di concorrere con una alta preparazione specifica, riconosciuta
su tutto il territorio nazionale, agli appalti legati alla ricostruzione”. Abbadir Alessandro
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