mercoledì 23 novembre 2016

FOGNANO LA STORIA


Il toponimo è di probabile origine prediale dal gentilizio Fan (n)ius (nome forse di un antico proprietario del luogo), così affermano vari studiosi di toponomastica, Antonio Quarneti in particolare. Già nell’anno 1093 viene ricordato come “fundus”, due secoli dopo, nel 1284, come “Curtis”. Successivamente oltre il mille avanzato, diventa “castello”, del quale nel 1292 si impadronì Maghinardo Pagani da Susinana. Nelle “Rationes Decimarum” del 1291 la chiesa di San Pietro di Fognano risulta registrata alle dipendente della Pieve in Ottavo. Tale disposizione ecclesiastica porterà ad una lunga e complessa questione che verrà risolta secoli dopo quando Fognano, con la sua chiesa, darà origine ad un vicariato di parrocchie totalmente staccate dalla Pieve del Tho. Nella descrizione del territorio del Cardinale Anglico, Fognano formava una unica villa con settantasette focolari (circa seicentosedici abitanti). Da ricordare che durante l’epoca napoleonica (1802-1804) la valle del Lamone venne divisa in sette piccoli comuni, fra questi anche Fognano, considerato comune di terza classe, del Dipartimento del Rubiconde, con una popolazione di 1554 abitanti, che comprendeva le frazioni di Ghiozzano, Undecimo, Poggiale, Zerfognano, Santo Stefano, San Michele, Quarneto e Vespignano. Per lunghi anni, specie alla fine dell’ottocento e inizio novecento, Fognano è stato al centro di una lunga contesa. Desiderava staccarsi dal comune di Brisighella ed erigersi a comune autonomo. Oggi queste anacronistiche contese sono estinte, però tante e varie le iniziative dei fognanesi per affermare i loro diritti. 
I brisighellesi ridendo ripetevano questo detto: “quand che la querza la farà i limo^, fugno^ l’avrà e como^”.  (quando la quercia avrà i limoni, Fognano avrà il comune.) Un bel giorno i fognanesi allestirono un grande carro trainato da forti buoi e su di esso innalzarono una possente quercia con nei rami centinaia di limoni. Ai brisighellesi, increduli per la trovata, non restò che incassare il colpo. Altro detto che circolava in quel tempo era quello contro Annibale Metelli (1869-1932), sindaco di Brisighella dal 1897 al 1905. I fognanesi, sempre in urto per il comune, erano soliti dire: (meglio cantare come filastrocca) ”con la testa ed Metel a farè el taiadel, con la testa ed Ziro^, a farè i machero^” (con la testa di Metelli faremo le tagliatelle, con la testa di Ceroni (dott. Giovanni Ceroni (1857-1931), consigliere comunale) faremo i maccheroni). Vecchi tempi…, vecchie storie…, folclore…, oggi non più compatibile…, eppure … ???




LA CHIESA DI SAN PIETRO IN FOGNANO Nella sagrestia è tuttora conservata una lapide con iscrizione del 1464 dove si ricorda che la vecchia chiesa era a due navate, con due volte: una grande ed una più piccola. L’iscrizione ricorda inoltre come essa fosse edificata “ex voto” pubblico per la scampata peste del secolo XIV°. Venne dichiarata arcipretale dal decreto del Cardinale Carlo Rossetti, Vescovo di Faenza nell’anno 1650.  Nel 1573 Monsignor Marchesini, Visitatore Apostolico della diocesi di Faenza, ci dice che aveva sette altari ed era dedicata da sempre all’Apostolo Pietro. Passarono i tempi ed essa, anche per la non felice ubicazione, diventò sempre più labente. Si dovrà arrivare però all’anno 1814 quando don Giacomo Ciani (1770-1843), originario della vicina frazione di Rontana, verrà nominato Arciprete di Fognano. Suo primo pensiero sarà quello di porre in atto la costruzione di una nuova chiesa. Nel 1816 darà l’incarico all’architetto faentino Pietro Tomba (1774-1846) e l’edificio sacro, nel breve volgere di due anni, sarà edificato, benedetto e aperto al culto. E’ a tre navate, a croce latina, è lunga venticinque metri e larga dodici. L’altare maggiore è di preziosi marmi con artistico tabernacolo realizzato dal romano Augusto Ranucci nel 1865. Sull’altare maggiore una splendida opera del pittore faentino Gaspare Mattioli, eseguita nel 1853, che rappresenta Cristo che consegna le chiavi a San Pietro sulla riva del fiume Lamone. Nello sfondo dell’opera la Rocca e la Torre di Brisighella. Di recente, nel presbiterio, è stato realizzato un secondo altare rivolto verso il popolo, come richiesto dall’odierna liturgia. Detto altare è ornato da ceramiche di pregevole fattura della bottega d’arte Bartoli-Cornacchia di Brisighella. Da rilevare a destra entrando, l’altare di scagliola policroma dedicato a San Pietro in Vincoli (tela del Mattioli), un secondo altare è dedicato alla Vergine delle Grazie, venerata dal popolo fognanese, un terzo è dedicato alla Madonna Immacolata. Alla sinistra entrando, si nota un battistero in ceramica, opera del noto artista faentino Carlo Zauli, sopra, una grande tela che raffigura il battesimo di Gesù, opera del noto pittore fognanese Elvio Cornacchia (1927-1975). Sempre a sinistra entrando, un altare con l’immagine di un miracoloso crocifisso (traslato da un vicino oratorio) del secolo XVIII°. I fognanesi, da secoli, chiamano questa artistica immagine di Cristo morente “è morè” (il moro); questo perché la scultura (secolo XVIII°) è scura nel suo insieme di colore. Altro altare è dedicato al Cuore di Gesù.“Dai dla corda “Paciaraza” che e Morè l’è té pont …” (suona Paciaraza (soprannome) che la processione è nel ponte). Questo detto circolava per ricordare al  campanaro di suonare a festa e con intensità le campane, allorché la processione del venerdì santo, con l’immagine del Cristo, dopo il tradizionale percorso attraverso il paese, ritornava e giungeva al ponte, in prossimità della chiesa parrocchiale.
Vecchia filastrocca recitata e cantata dai fognanesi sempre con l’intento di ottenere il Comune.
“… so ve so Zirò con la su testa pleda, ai darè una laveda con l’acqua de ciavgo^. Dai del bot con e basto^, dai del bot a Metel e Ziro^…” (…se viene su Ceroni con la sua testa pelata gli daremo una lavata con l’acqua della fogna. Dagli delle legnate con un bastone, dagli delle botte a Metelli e Ceroni…)
IL CONVITTO E MONASTERO EMILIANI Venne fondato nel 1822 dall’arciprete don Giacomo Ciani più volte ricordato, dalla madre suor Rosa Brenti di Tredozio (1790-1872) e da Giuseppe Maria Emiliani (1776-1872), nobile faentino. L’istituzione monastica segue da sempre la regola di San Domenico e fino a poco tempo fa era sede di un Istituto Magistrale parificato. Attualmente, è diventata casa di accoglienza e di esercizi spirituali, meta di incontri di gruppi ed associazioni della diocesi faentina ed oltre. Lo scopo iniziale dell’opera era quella di dare educazione a giovinette di buona condizione provenienti da ogni parte della Romagna e d’Italia. Qui fu ospite, per qualche tempo, anche la figlia che il grande poeta inglese Byron ebbe da Teresa Gamba, sposa dello sfortunato Conte ravennate Alessandro Guiccioli. L’istituto, intitolato ad Emiliani, fu prediletto da Pio IX° (Giovanni Maria Mastai Ferretti che fu Vescovo e Cardinale di Imola e che nel 1846 divenne Papa). L’ immenso edificio occupa una superficie di tredici mila  metri quadrati e si articola in corridoi di ben centosettantadue metri di lunghezza. Anche questo edificio fu costruito dall’architetto faentino Pietro Tomba e terminato, dopo dieci anni di lavori, nel 1832. Artisticamente valida l’annessa chiesa, in stile corinzio e a croce latina. Lungo le navate, nicchie con statue in scagliola dei Santi protettori dell’Istituto. Nei due altari di destra e di sinistra, opere d’arte di Gaspare Mattioli: uno con la Madonna che ha ai suoi piedi l’immagine dell’Emiliani, l’altro una “Pietà”. In basso nell’altare di destra, lapide sepolcrale che ricorda l’Emiliani le cui spoglie sono sepolte nella cripta della chiesa. Sempre a Fognano, nelle vicinanze del ponte sul Lamone, una particolare costruzione che incorpora due edifici sacri: la Chiesa del Suffragio e l’Oratorio del Crocifisso. La prima, eretta negli anni 1716-1717 per volontà dei “40 fratelli”, un’antica confraternita, è di forma ottagonale con tre altari di stile barocco, dedicati rispettivamente alla “Presentazione di Maria al Tempio” (opera di Anna Maria Bettoli), il secondo al Crocifisso e il terzo alla Madonna delle Grazie. L’attiguo edificio è l’Oratorio del Crocifisso (oggi la scultura è collocata nella chiesa parrocchiale).
HOSPITALE DI SANTA CATERINA: Questa antica costruzione, posta in caratteristica strada, poco lontano dalla chiesa parrocchiale come fondazione, sembra risalire al secolo XV°, ma le prime notizie certe si hanno dall’anno 1573 nella visita del Visitatore   Marchesini. Nel 1700 l’ospedale venne trasformato in Congregazione di Carità. Oggi l’edificio ospita anziani di Fognano e oltre; tutti gli ambienti sono stati accuratamente restaurati e resi più confortevoli. Questi antichi luoghi di assistenza ai malati, ai pellegrini, erano molto numerosi nella Valle del Lamone. Per secoli essi hanno rappresentato una generosa assistenza a chi soffriva e a chi per fede intraprendeva viaggi verso Roma o verso altre sacre località devozionali.
GHIOZZANO (SAN LORENZO): Nei pressi di Fognano, a poco più di due chilometri dal centro, sulla sinistra del Lamone, c’è l’ex parrocchia di Ghiozzano, dedicata al martire S. Lorenzo. L’edificio ottocentesco, ancora ben conservato, è officiato in alcune occasioni festive dal parroco di Fognano, specie in agosto per la festa di san Lorenzo, titolare della Chiesa. Questa località è ricordata in molti documenti notarili a partire dal secolo XV°.
CAMPIUME (s.l.m. 186): Poco oltre la chiesa di Ghiozzano, nella strada che ci immette in Valbernigo, incontriamo l’ex parrocchia di Campiume, della diocesi fantina. Di questa località abbiamo la prima notizia nell’anno 1291, allorché le “Rationes Decimarum” registravano  la Chiesa di s. Lorenzo detta in Campaglioni (?)     La chiesa risulta essere alle dipendenze dela pieve di s. Giovanni Battista in Ottavo (Pieve Tho. Una piccola comunità di appena novanta anime che, nella visita Marchesini (1573), risulta unita a s.Maria di Pistrino, oggi scomparsa. Dall’ex complesso parrocchiale è ricavato un caratteristico agriturismo che ha il merito di aver salvato e valorizzato le strutture originarie dell’edificio.
La torre: Sulla sinistra, scendendo verso Faenza, è ben visibile una località detta semplicemente dal popolo “la Torre”. Si tratta di un  edificio al quale è unita una massiccia torre non molto alta. Questa costruzione, tuttora restaurata e curata, appartenne al compianto medico professor Pietro Montuschi (1874-1959), benemerito cittadino di Fognano, vissuto a lungo a Firenze. Pietro Montuschi è cittadino illustre e degnamente da ricordare per il tanto bene svolto non solo a Fognano, ma anche a Brisighella e Faenza dove tuttora lungo “lo Stradone”, datato 1816,  si erge la Casa di Riposo Morri-Abbondanzi-Montuschi.
Fonti storiche ci dicono che questo antico edificio fosse un tempo dimora del Cardinale Agostino Galamini (1552-1639), già maestro generale dell’ordine domenicano, poi cardinale, infine Vescovo di Loreto e successivamente di Recanati e Osimo. Uno dei tanti prelati che merita di essere ricordato per la sua dottrina e la sua pietà. Piero Malpezzi


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